Nero

Definire “oscuro” il nuovo disco di Nero può sembrare una banalità (o anche una cazzata) ma da Lust Soul esce una tale passione per certe ondate d’ombra e per certi contorcimenti del rock che è difficile sfuggire da cliché e giochi di parole per un povero recensore. O intervistatore, come in questo caso: ecco le battute che abbiamo scambiato con Nero Kane a proposito del suo nuovo disco da solista (che peraltro abbiamo recensito qui).

Hai alle spalle una carriera transitata attraverso varie band. Perché hai deciso di esporti in prima persona e perché ora?

Direi che il percorso verso un disco solista è stato un processo di sviluppo abbastanza naturale. Sin dagli inizi mi sono sempre esposto in prima persona, non solo in veste di cantante/bassista, ma anche in qualità di autore e compositore principale di tutto il materiale. Le band che ho avuto in passato sono tutte state fortemente plasmate e costruite partendo da mie personali visioni.

Una volta terminate le varie esperienze, non ho fatto altro che continuare a scrivere le mie canzoni. La scelta di andare avanti da solo è stata un’esigenza dettata principalmente da due fattori: la voglia di produrre nuova musica e, al contempo, il desiderio di svincolarmi dalle precedenti situazioni nelle quali non vedevo ulteriori possibilità di crescita.

Come hai incontrato e selezionato i collaboratori di questo disco?

Con il chitarrista Daniele De Liberato ci siamo conosciuti qualche mese prima che entrassi in studio a registrare Lust Soul. Lui mi contattò per formare una band, provammo per qualche mese, ma dopo poco tempo decisi di lasciare il progetto per dedicarmi totalmente al mio disco. Rimanemmo però sempre in contatto. Lui gentilmente mi prestò anche della strumentazione e quando terminai le registrazioni mi venne naturale contattarlo per fargli sentire il risultato finale. A lui piacque subito.

Così il giorno dopo lo chiamai e gli chiesi di prendere parte al progetto. Per quando riguarda il batterista, Enrico Buttafuoco, la ricerca è stata più complicata e alla fine è stato lo stesso Daniele a trovarlo grazie a dei contatti che aveva avuto con la band precedente di Enrico: gli Orange. Anche con Enrico le cose si sono definite velocemente e dopo un paio di prove è entrato a far parte del progetto.

Hai definito “Lust soul” una sorta di diario: quali sono stati i sentimenti dominanti del disco? Sono canzoni raccolte in un arco di tempo lungo oppure ristretto?

Come nella maggior parte delle mie canzoni i temi trattati sono principalmente autobiografici. L’amore nelle sue sfaccettature dolci e amare, la solitudine, il senso di smarrimento che a volte si prova nel dover rapportarsi con il mondo che ci circonda, la vita in generale trattata in maniera confidenziale, proprio come se si stesse sfogliando un diario. I brani sono stati raccolti in un breve lasso di tempo anche se i sentimenti che dominano Lust Soul rispecchiano, a grandi linee, gli ultimi due anni della mia vita.

Perché hai scelto “Tomorrow Never Comes” come biglietto di presentazione dell’album?

Tomorrow Never Comes rappresenta una parte importante dell’animo di Lust Soul. L’ho scelto come primo brano perché volevo puntare su qualcosa di più personale e particolare slegandomi il più possibile da quanto fatto in precedenza. Il tema trattato mi sembrava inoltre legarsi perfettamente al concept del video ideato da Samantha Stella.

Nero: ci si fa del male per sentirsi vivi

Nero 2

Come nasce “Bleeding”, una delle mie preferite del disco?

Bleeding nasce prendendo ispirazione da una band (The Stooges) alla quale sono da sempre molto legato. Il sapore blues metropolitano attinge da quegli ascolti e il tema tratta di come nella vita, a volte, ci si fa del male per sentirsi vivi. Bleeding parla del mio percorso verso il basso, della mia personale discesa verso il buio dell’animo, ma allo stesso tempo ne proclama il suo essere e la forza di saperlo ammettere e affrontare.

Puoi raccontare la strumentazione principale che hai utilizzato per suonare in questo disco?

Come amplificatori per le chitarre ho utilizzato principalmente un combo Vox AC30 e una testata Orange Terror. Per il basso: combo Yamaha 115b degli anni ’70. Come effetti: wah-wah, distorsori di vario tipo e delay. Chitarre: Epiphone Les Paul Custom / Gibosn Les Paul Junior. Basso: Epihpone SG. Per la batteria abbiamo lavorato sfruttando delle drum machines e dei loop presenti in un software in studio.

Chi è l’artista indipendente italiano che stimi di più in questo momento e perché?

Purtroppo non ho una forte connessione con il panorama musicale italiano e non potrei dare una risposta sincera e coscienziosa. Conosco molte band, soprattutto della mia città, ma mi dedico sostanzialmente ad altri ascolti.

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