Lisa e Marina, nate in Sardegna, hanno imbevuto la propria musica in acque londinesi: da questo discorso sono nate le Lilies On Mars, che tra collaborazioni con Battiato, cover degli Slowdive e tour in Europa e Stati Uniti, hanno pubblicato un primo album, Dot to Dot, nel 2014. E poi un secondo, ΔGO, a base di pop elettronico, già molto apprezzato dalla critica (qui la recensione di TraKs). Le abbiamo intervistate.
E’ passato relativamente poco tempo tra “Dot to Dot” e “∆GO”: avevate “urgenza” di pubblicare queste nuove canzoni oppure è il vostro modo di lavorare che è piuttosto rapido?
Crediamo entrambe le cose. Passiamo molto tempo in sala di registrazione a studiare, cercare nuovi suoni, spesso una jam si trasforma in brano, dunque siamo piuttosto prolifiche. Un processo molto naturale, è il nostro modo di comunicare e probabilmente una necessità.
Potete spiegare le sensazioni alla base di “∆GO” e spiegare il titolo?
Partiamo subito dalla spiegazione del titolo in modo tale da poter racchiuderci le sensazioni. Abbiamo scelto questo nome perché per noi ha tre significati fondamentali. Dall’ inglese ago come passato, il tempo che fu, ma anche a go, ovvero una nuova partenza, uno start. Ed infine ago in italiano, elemento che serve a tessere idealmente un percorso e che ci riconduce a dot to dot, che tradotto significa da punto a punto. In questo titolo c’è il concetto di retro-futurismo e una grande forza nel guardare il futuro con una maturazione e coscienza più profonda. È un percorso interiore consapevole che racconta buone cose e smanioso di conoscenza.
Il disco ha avuto recensioni molto positive: quali erano le vostre aspettative e come avete reagito a questo successo di critica?
Difficile pensare alle aspettative per quanto ci riguarda. Si crea un amore incondizionato per il proprio lavoro, che si coccola e si protegge dal primo momento, è evidente che si spera che venga percepito e recepito così come è stato amorevolmente concepito con tutte le cure e premure che si hanno per un progetto su cui si è lavorato tanto con molta passione e quando questo avviene ci lusinga molto. Le belle parole sono di grande supporto, siamo molto legate ai brani che segnano il nostro percorso per cui non possiamo che essere molto felici di come sia stato accolto questo disco.
I chilometri macinati dalle Lilies on Mars
Come nasce “Dancing star”?
Con la prima cassa dritta usata per la prima volta in questo progetto! Racchiude il ritmo battente dei km macinati in giro tra Europa e Stati Uniti. È stato il primo brano scritto dopo un lungo tour che ci ha tenute in giro per tutta la metà del 2015. Abbiamo maturato un nuovo linguaggio grazie alle molteplici esperienze. Ci siamo divertite da matte e ci ha dato una nuova energia. Dancing Star racconta questo.
Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
Abbiamo dato molto spazio all’ elettronica. Abbiamo usato diversi sintetizzatori, tra analogico e digitale, lavorato molto sulle frequenze, onde manipolate fino ad ottenere il giusto suono. Ci sono arpeggiatori e loop processati esternamente. Ci sono meno chitarre, ma comunque presenti.
Batterie elettroniche suonate manualmente con octapad, nuovi software di programmazione o kaospad a seconda delle esigenze. Strati di riverbero e psichedelay sono gli elementi indispensabili per creare un suono per noi avvolgente e che in qualche modo dia una sensazione di infinito e cosmico, laddove la nostra ispirazione prende forma.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
Siamo molto legate ai nostri amici Diverting Duo, crediamo che essere sempre in evoluzione, sia una chiave importante per la ricerca del suono, ci piace tutto ciò che è nuovo e che indiscutibilmente abbia un punto di riferimento dal passato ma che si trasforma e deve assolutamente farlo, in un linguaggio più moderno. Amiamo la sperimentazione, in questo con i Diverting Duo siamo molto in sintonia e ovviamente oltre all’ amicizia c’è una grande stima reciproca.
