Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Jamila, giovanissima cantautrice che esordisce con La dottrina delle piccole cose (fuori per Ferramenta Dischi), una semplice canzone d’amore che smuove le corde dei ricordi delle prime cotte, le prime storie, la fine del liceo e molto altro. Ne abbiamo parlato anche con lei.

Sappiamo che sei giovanissima, eppure da La dottrina delle piccole cose sembri una persona con le idee abbastanza chiare. E’ così? La musica è la tua strada o una delle strade?

Ho le idee molto chiare, questo si concilia molto con la mia gioventù perché sono idee chiare ma non vincolanti. Sono molto sicura dei miei sentimenti per quanto riguarda l’amore e di come decido di vivermelo in questo momento della mia vita. È molto bello riuscire a esprimere un sentimento così sicuro come l’amore attraverso una pratica che amo e così radicata in me come la musica, questo è molto gratificante. La musica è una delle vie tramite cui mi esprimo: mi piace suonare, scrivere, scrivere per cantare, scrivere saggi poesie o fare foto.

A chi è dedicato il brano?

Il brano è dedicato alla mia attuale compagna, si chiama Emma, è la ragazza con cui sto per darmi un bacio in copertina del singolo. Lei è la destinataria anche di Cronache autunnali, che è l’altra canzone d’amore a cui sono affezionata, canzone che fa parte del mio precedente album. La dottrina è una sorta di evoluzione dei sentimenti nei suoi confronti.

Nel lavoro di quali artisti italiani potresti riconoscerti? Ci fai qualche esempio?

Al momento non ho dei riferimenti ben chiari, potrei riconoscermi, se ci sono, in artisti che quando possono fanno qualcosa per chi sta peggio, in artisti che partecipano a campagne di solidarietà, in artisti che cantano per cantare, come direbbe Pascoli, ovvero non caricando la propria arte di fini indirizzati ed estrinsechi e quindi volti necessariamente a un fine preciso ma cantano i loro sentimenti che molto spesso rispecchiano le situazioni di altre persone. Questo è il ruolo in cui mi riconoscerei, mi verrebbe da pensare a Mannarino anche se ha un tipo di carriera in cui non mi rispecchierei troppo, forse alimenta troppo il distacco con le persone che lo ascoltano.

Ti riconosci nell’etichetta indie-pop?

Non mi riconosco in nessuna etichetta, è una domanda che odio, non credo che esistano etichette di nessun genere, se non l’etichetta che ti dà la possibilità di incidere, di essere sponsorizzato, di realizzare le tue idee. Etichette fatte prima di persone che manager. Questa è l’unica etichetta che conosco nel mio vocabolario.

Chi sarà Jamila tra cinque anni, sempre una musicista?

Penso che sarò una musicista per tutta la vita. Chi trova musica, chi trova l’arte in generale, è difficile che decida di abbandonarla durante la vita, soprattutto se quest’altre è un arte salvifica e autobiografica come lo è per me. Quindi da qui a cinque anni resterò una musicista, probabilmente non avrò i dread, oppure ce li avrò nuovi più lunghi, non lo so.

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