I KOS – Kings of Subhumans sono un alternative power rock duo indipendente di Roma. Nati nel 2015 dall’incontro musicale tra Mark Jordan Mendax (voci, chitarre e parole) e Angelo Palma (batterista e produttore) entrambi provenienti da diverse esperienze (Neurotika, Biorn, Bless the Donkey), pubblicano The Past is Over, il nuovo album.
KOS traccia per traccia
Si parte subito in modo piuttosto furibondo: Gone with my gun è la traccia d’apertura del disco, con rigurgiti di post grunge, qualche stilla psichedelica e molto drumming.
Bassi profondi e risonanze molto oscure quelle che echeggiano da Angel Inhaler, che trasporta nella parte più buia degli anni del Seattle Sound, tra Soundgarden e Alice in Chains.
La title track The Past is Over ha un ingresso molto rumoroso e uno svolgimento breve ma acido, con parti convulse che fanno emergere tutta la rabbia del duo.
Pioneers prosegue su linee simili e ritmiche marcate, alternando passaggi sotterranei e aperture di luce improvvisa e abbagliante.
Qualche stop and go caratterizza anche la molto affilata Hate, con la chitarra che dardeggia in libertà. Ci si muove tra i fantasmi in Ghosts Town, che ha ritmi regolari e cadenzati ma sempre colori molto oscuri.
Si urla parecchio in The Upsidedown, presentata come primo singolo e video a maggio, in anticipazione dell’uscita dell’album. Invece è più agile, ma non per questo meno muscolare, la breve Kill the Drill.
Una tromba che suona Star spangled banner da lontano, elicotteri e voci convulse da telegiornale aprono Wall, che poi porta con sé tamburi di guerra e toni marziali.
L’album si chiude con Pretty Knives Dirty Knives, quasi una filastrocca metal, che rinuncia a parte dell’atmosfera cupa per ottenere ritmi che fanno muovere i piedi di chi ascolta.
Prova molto compatta, a livello sonoro, e anche molto ruvida, quella dei KOS – Kings of Subhumans. Il duo romano si mette alla prova con un disco non semplice ma ne trae dieci canzoni perfettamente fruibili e curate nei dettagli, a sottolineare un talento in evidente ascesa.