Demoni è il nuovo album de La Belle Epoque. Dopo due singoli – Tutto quello che saremo e Ad un passo dalla luna – a fare da apripista, torna la band lombarda con un nuovo lavoro di studio. Dieci brani per scoprire una dimensione completamente nuova della band che, messa da parte l’istintività del primo album, riesce a traghettare l’ascoltatore in un viaggio in bilico tra ragione e sentimento, spaziando tra ritmiche incalzanti, arrangiamenti cangianti e suadenti melodie.
Siamo quello che non vorremmo mai essere. Siamo noi stessi solo davanti allo specchio. Siamo timidi. Siamo egocentrici. Siamo le debolezze che ci sovrastano. Siamo diffidenti. Siamo le storie che non vorremmo mai raccontare. Siamo ipocriti. Siamo stupidi e non lo nascondiamo. Siamo distratti. Siamo l’amore ma non lo comprendiamo. Siamo l’odio che tratteniamo. Siamo il presente, quello che conta. Siamo i nostri demoni uno contro l’altro.
La Belle Epoque traccia per traccia
Ci si inoltra ne I primi giorni d’autunno, profonda nelle risonanze del basso, con un atteggiamento da cantautorato pop “antico” ma molto vivo. “Se sarai felice prendi nota”.
Si corre parecchio quando arriva In piena, molto ritmata ma sempre nutrita da un cantato che sa di intimità.
A proposito di intimità, si abbassano le luci con Noi di notte, narrazione al buio con elementi elettronici che aumentano la fluidità del racconto.
Parla di passato anche Distratti da un’intensa luce blu, altro brano impostato su contrasti luminosi, basati su una forte base ritmica e su una struttura piuttosto esplorativa. Il pianoforte completa un quadro malinconico ma intenso.
“Voglio un modo per uscire indenne dai nostri errori”: una richiesta precisa, quella che emerge da Inchiostro e seta. Ancora contrasti, ancora un lavoro corposo del basso, cui fanno da riscontro la chitarra e gli altri elementi per una canzone molto frastagliata.
Tutto quello che saremo guarda in avanti, anche se con un senso di tristezza un po’ baustelliana, con molti synth e un sound complessivo che fa pensare al synth pop anni Ottanta.
L’atmosfera si fa battagliera quando è il turno di Contro i giganti, che gonfia i muscoli pur rimanendo in un alveo decisamente melodico. Ma il finale rivela di che tipo di guerra si tratti: “Sarà l’amore a consumarci”.
Tempo per Una piccola tregua, che appoggia le armi e congegna una pausa sonora meditativa, intessuta su un giro di chitarra quasi shoegaze.
Ha qualche profilo drammatico il singolo Ad un passo dalla luna, che apre le sensazioni ma con fiumi di tristezza che si annidano sotto la superficie. Si chiude con Montecarlo, che al netto del titolo che evoca scintillii e Costa Azzurra, parla di rischi ma in termini molto tranquilli e pensierosi.
C’è nostalgia nel sound de La Belle Epoque, e del resto se ti chiami così un po’ di sensazioni vintage sono inevitabili. Ma c’è anche molta energia e buone dosi di inventiva, in un disco che non lascia indifferenti e che può beneficiare di ascolti ripetuti.
Genere musicale: rock-pop
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