La Municipàl, “Bellissimi difetti”: la recensione

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Bellissimi difetti è il titolo del nuovo album de La Municipàl, progetto dei fratelli Carmine e Isabella Tundo, sperimentatori del pop d’autore, vincitori nel 2018 del premio 1M NEXT, il contest del Concerto del Primo Maggio a Roma.

Il secondo disco di inediti della band esce oggi 29 marzo per luovo, anticipato dai singoli Vecchie dogane, I Mondiali del ‘18, Italian Polaroid, Mercurio Cromo e Punk Ipa, rilasciati nel corso del 2018, seguiti dal brano Finirà tutto quanto, pubblicato il 18 marzo scorso.

Così il comunicato stampa: “Come nella pratica giapponese del kintsugi, da un’imperfezione può nascere una forma ancora migliore di perfezione estetica e interiore. Le smagliature diventano trincee in cui rifugiarsi e un neo sulla bocca, una cicatrice si trasformano in virtù”.

La Municipàl traccia per traccia

Ad aprire il nuovo disco è proprio Finirà tutto quanto, un tramonto posto all’inizio, un brano dai toni malinconici miscelati in un discorso ruomoroso e rock, soprattutto verso il finale.

Ecco poi i ritmi alti di Punk Ipa, diretta e sensuale, ricca di pensieri sconci e di un ritmo elettrico, con citazioni da Battisti e un umore uggioso ma espresso in velocità.

La quasi title track I tuoi bellissimi difetti parla di nei con gentilezza, ukelele e morbidezza per una ballad dal sapore dolceamaro.

Il funerale di Ivan non solleva di molto l’umore, funziona soprattutto in acustico e fa una cosa che per il mondo indie sembrerebbe del tutto proibita: nomina la politica. Il finale riprende Finirà tutto quanto, a insistere sugli stessi concetti.

Ecco poi I Mondiali del ’18, che parte con voce filtrata e poi decolla ricordando i modi del britpop, in un brano che però fa pensare anche ai Baustelle.

C’è un po’ di Luca Carboni in Mercurio Cromo, canzone di nostalgie e di preghiere, su un andamento fluido con la chitarra che si muove in libertà ad alimentare il pathos.

Molti nomi, molte storie e molte immagini sotto la luna che non tramonta di Italian Polaroid, panorama piuttosto turbato e ritmato.

Le vele parte piano, con suoni attutiti, poi cresce piano piano fra piccoli scintillìi costruiti con dolcezza. “Ma stanotte almeno/lasciami guarire”.

Noi due sulla luna è un intermezzo strumentale accelerato che fa da viatico per Major Tom, suggestioni bowieane su ritmi elevati e discorsi a stop and go.

Visioni di morte e pianoforte alla base di Scogliere, altro brano in crescita emotiva, ma anche con un senso di angoscia drammatico sparso per tutto il percorso.

Vecchie dogane è un pezzo con tratti oscuri, che guarda al passato e tenta di scappare in avanti, ma che ribolle di movimenti intestini.

Si chiude con Iole, che si appoggia su suoni soffusi e suggestivi, come un passaggio “ambient” per chiudere un disco che va in tutt’altre direzioni sonore.

La Municipàl rappresenta l’anello di congiunzione perfetto tra l’indie e la canzone d’autore: giovani, carini e malinconici, in realtà i fratelli Tundo hanno un background del tutto cantautorale.

E nei dischi, molto più che nei singoli, questa ascendenza si fa sentire parecchio, insieme a code strumentali che evidenziano come la band gradisca suonare nel senso più vero del termine.

Il risultato è un disco dai colori forti, seppure un po’ aranciati, ma soprattutto dai contenuti motivati; probabilmente uno dei lavori più sostanziosi di questa stagione.

Genere: indie pop

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