La recensione: “Dannato”, Futeisha #TraKs

Futeisha, cioè Juan Francisco Scassa, è un argentino/torinese che sperimenta. Principalmente con una chitarra acustica, ma a volte con l’ausilio di effetti di varia natura.

Si uniscono in Dannato, il nuovo lavoro di Futeisha, effetti di svariati generi, talvolta a comporre qualcosa di simile alla forma canzone, talvolta con molta più libertà d’intenti e di struttura.

Il primo brano è Temujin, il vero nome di Gengis Khan, ed è appunto uno di quei brani che più si avvicinano alla forma canzone, con peculiarità proprie, ma con un cantato, un itinerario di chitarra e delle sonorità non troppo estreme.

Con Lamento funebre per tutti noi si prosegue il discorso della chitarra acustica, ma con un giro di accordi ripetuto per tutti i quasi due minuti del brano.

La title track Dannato associa alle sei corde anche rumori quasi industrial di sottofondo, mentre l’atmosfera in Ragadi nel cuore sembra un po’ più serena.

Il colore verde è un curioso racconto, per bocca del sensitivo torinese Gustavo Rol, accompagnato da un giro di chitarra e da curiosi effetti elettronici. Una ma§ana (non è un errore di stampa, è scritto proprio così e non ho la più pallida idea di come si pronunci) usa di nuovo le voci, ma con effetti più raggelanti.

Di nuovo accordi ripetuti in Aspettando di essere colti dalla morte nel sonno, senza dubbio tra i brani più inquietanti del disco. Con Marceline siamo invece in pieno indie rock (oddio, più o meno), compresa una schitarrata centrale, quasi che il brano passi da un’atmosfera alla Sparklehorse a una Sonic Youth o giù di lì.

La breve Morte in spiaggia si affida a un refrain malinconico ma anche a un uso imprevisto degli effetti di batteria e percussioni. ®Como est† Carlos si produce in effetti psichedelici, accentuati anche dalle voci iterate, a quanto pare recuperate da un dialogo in spagnolo proveniente dal cinema o dalla tv. Carlos, comunque, sta bene.

La morte è evidentemente il tema sottostante (neanche tanto sotto) a Dannato, ma ci sono squarci di sereno tra momenti che inquietano, e ci sono atmosfere diverse in un disco interessante e ben costruito.

La tavolozza di Futeisha è ricca di colori: pur partendo spesso da elementi molto semplici, il quadro che dipinge è molto ricco di sfumature. Non è un disco semplice, ma vale la pena di essere ascoltato, soprattutto nei propri momenti migliori.

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