E’ uscito da qualche tempo L’invisibile spazio, il nuovo lavoro degli Strani Giorni. La band è in giro da una decina d’anni e ha seguito tutti i percorsi di una gavetta difficile ma anche molto istruttiva.
L’album è composto da dieci inediti, registrato al Martello Recording Studio e missato al Kutso Noise Home da Matteo Gabbianelli.
Si apre tutto con le schitarrate di Camaleonte, che mette già tutte le carte in tavola: il sound della band, con chitarre, batteria piuttosto rumorosa, cambi di ritmo e invettive rimarrà costante per tutto il disco.
La speranza ha passo lento ma idee piuttosto chiare. Si prosegue con Curami, un pezzo piuttosto arioso e veloce si muove agile su un tappeto sonoro arricchito da sensazioni elettroniche.
La title track L’invisibile spazio è un altro pezzo molto veloce che pure si concede qualche pausa di ritmo qui e là, per poi ripartire a tutta birra.
Come da schema classico, ecco la ballata: Nella gioia e nel dolore si connota come una specie di promessa matrimoniale, su tappeto di suoni morbidi e avvolgenti.
A seguire La mia generazione, inno alla rivolta di una stirpe spenta (però ragazzi, occhio a dire cose tipo: “generazione tradita dalla democrazia”, in Italia la prima vittima del tradimento è appunto la democrazia, non il contrario).
Ci si inabissa nei misteri della religione con Il Crocifisso, a seguire Esaurimento nervoso, che parte nervosa ma cambia ritmo e prova a spingersi, anche con l’aiuto della chitarra, nei meandri della mente e della vita.
Forse non finisce tutto qui ha l’aspetto e le fattezze del rock veloce, mentre a chiudere il discorso arriva L’attesa, con suoni mescolati non del tutto rettilinei e un pregevole assolo di basso nel finale.
Gli ingredienti utilizzati dalla band non sono particolarmente nuovi né originali, ma il disco ha una buona dose di compattezza e la forza dell’esperienza.
In sostanza la band fornisce un’ottima prova del proprio sound: che li si conosca da anni oppure che li si scopra proprio con questo disco, l’impressione è quella di essere accompagnati dentro il flusso di questo indie rock italiano, e di trovarcisi come a casa propria.