Prosegue la sfida a due di Martha J. e Francesco Chebat: solo voce e pianoforte, ormai da anni, sia nel reinterpretare classici del jazz e di generi limitrofi, sia per offrire brani inediti.
Ricade in questa seconda categoria Pas de Deux, lavoro con spunti di assoluta brillantezza, che arriva due anni dopo “Harlem Nocturne”.
Il disco parte con Here and now, già impostata su parametri di raffinatezza e con il timbro di Martha che qui e là (soprattutto quando scende) può ricordare quello di Mina, e ci si perdoni il paragone banale.
L’autobiografica Martha’s Same Old Blues si propone invece con un passo decisamente più spedito, con un atteggiamento anche graffiante, qualificandosi come uno dei risultati migliori dell’intero album.
Arriva poi la title track, Pas de Deux, un percorso intenso e piuttosto malinconico in cui la voce di Martha domina la prima parte, lasciando più spazio al pianoforte nella seconda.
Intensa anche la seguente So Far, in cui le cascate di note del piano di Chebat si fanno più insistenti. Maggiore spazio alla voce invece in Run the risk of love, con le qualità interpretative della cantante che emergono con eleganza.
Con Greenland si iniziano a percorrere sentieri non troppo lontani da quelli di Joni Mitchell, di cui invece il duo porta a termine una cover con Both Sides Now. La canzone del ’70 (poi rifatta trent’anni dopo dalla stessa Joni) è qui proposta in una versione minimalista ma incisiva.
Interessante la scelta di accordi per dare qualche pennellata di colore differente a uno degli standard jazz più reinterpretati della storia, cioè Night and Day di Cole Porter.
L’ultimo brano è Little Angel Eyes, registrata dal vivo (ma a dire il vero, l’incisione è talmente pulita che non ci sono differenze molto visibili con i brani incisi in studio, fatta eccezione per gli applausi finali).
Se si utilizzano soltanto due strumenti, seppure versatili come piano e voce, giocoforza per ottenere risultati di livello bisogna affidarsi in toto a un’esecuzione perfetta, alla ricerca dell’equilibrio e del particolare, alla calibrazione precisa di fiati e accordi.
E’ questa l’operazione che Martha e Francesco portano a termine con successo in questo disco. Poco importa che si tratti di jazz, di blues, perfino di pop: il risultato è ricco di talento, e non si può chiedere di più.