Secondo disco per i Maleducazione alcolica: la formazione che mescola ska, reggae e sonorità di chitarra spesso piuttosto “tirata” pubblica Resto fuori.

Il disco conta su tredici tracce e su un nucleo di collaborazioni eccellenti: sfilano infatti nel disco Fefo degli Almamegretta, Marino Severini, The Gang, Matteo Gabbianelli dei KuTso, l’Amico Alessandro Palmieri (L’Ultimo) e Iguana.

Già dall’Intro si mettono sul piatto alcune delle caratteristiche che l’album porta con sé: c’è la base ska con fiati e tutto, ma la chitarra non è affatto defilata, anzi si mette in luce piena, diversamente da quello che succede in altri gruppi del genere.

Una storia da evitare si cala nella polemica antigossip, ma con risvolti sociali, prendendo in prestito la mitologia fiabesca, e condendo la base ska con qualche trovata di passaggio. I testi possono qui e là richiamare anche stilemi della classica canzone d’autore italiana: qui, per esempio, tornano alla mente sia il primo Bennato sia, perfino, il Vasco Rossi più ironico.

Segue Marzo, un reggae medio e tranquillo che però accelera sul più bello. Notte si configura come uno dei punti cardine del disco: la band flotta tra l’abito giamaicano e quello più oscuro e quasi rock senza interruzioni nella fluidità del disco e del suono.

Stress Homeless apre di pianoforte e segue ritmi blues, almeno all’inizio: poi si corre e si saltella, ma come sempre parlando di ultimi e reietti, come del resto in quasi tutto il disco.

A seguire arriva la giocosa Un pazzo, di nuovo introdotta da alcuni accordi di pianoforte. Questa volta il ritmo è latinoamericano, ma incalzante e appassionato.

Si rallenta un po’ con Amavi le fragole, forse un po’ più “standard” rispetto al resto del disco. Con Resta fuori, quasi title track, invece si torna ad accelerare, e parecchio (con una simil-citazione dei Litfiba d’antan, ma forse è solo un’impressione).

Polli beat ha dei ritmi quasi da disco dance, almeno in fase introduttiva. Puniscimi torna su ritmi ska, anche se piuttosto tirati e con la chitarra nuovamente protagonista.

Si cambia panorama con Trash, che entra a piedi uniti nel campo dell’hip hop (ma con sonorità più vicine ai Rage Against the Machine che a Snoop Dogg, per capirsi).

Non manca la cover: la scelta cade su Spend a weekend di Toots and the Maytals, un riferimento diretto a quella cultura reggae da cui la band prende spunti importanti. La chiusura del disco è affidata a una sorprendente Hashish & Caffè, per voce filtrata e chitarra, con risultati di spessore.

Posto che “purezza” non è sostantivo che si applichi bene a generi come ska, rocksteady, reggae, contaminate già di partenza, i Maleducazione alcolica fanno un passo successivo, e lo fanno piuttosto bene.

Se quando si parla di ska l’istinto è di accompagnarlo al punk, qui si prende una svolta differente: l’attenzione per il suono di chitarra, con tanto di assoli non farà molto Ramones, ma nel caso specifico permette alla band di dare colori vivaci a un disco sicuramente molto ricco e vario.