A me non piacciono i musical. Anzi alcuni musical li detesto proprio. Questo interrompere la narrazione con cantatine zuccherose a caso, tutte dramma o buoni sentimenti, o buoni sentimenti intrisi di dramma, proprio non lo reggo. Fatta questa doverosa premessa, Lazarus, lo spettacolo scritto da David Bowie ed Enda Walsh, messo in scena da Valter Malosti con protagonista Manuel Agnelli e un signor contorno di attori e musicisti, è qualcosa di diverso. Verrebbe da dire che non è un musical, ma in realtà lo è, solo che, come preannunciato in conferenza stampa, non ha nulla di Broadway, pur mantenendo pathos, poesia ed emozione della narrazione bowieana.
Lazarus, andato in scena ieri e nei giorni scorsi al Piccolo Teatro Strehler di Milano e atteso da numerose repliche in giro per l’Italia, è uno spettacolo fortemente musicale che costituisce l’ultima opera di Bowie. Già consapevole di non avere ormai moltissimo tempo davanti e di un’eredità di musica, di storie e di vita che ha pochissimi paragoni, soprattutto nel mondo del pop che gli deve così tanto, il genio dalle mille maschere decise di mettere in scena la vicenda di Newton, personaggio d’invenzione, con cui ha qualche somiglianza ma che non è esattamente una sua trasposizione.
Chi è Newton? Un alieno che non può morire, che è distrutto dal dolore per aver perso la donna amata, che non può tornare fra le stelle e che ha fatto e perso fortune. Ora si trova intrappolato in un appartamento improvvisamente animato da personaggi strani che lo vogliono aiutare in modi originali e anche minacciosi. Oppure è un alcolista preda dei fantasmi della propria mente e di speranze svanite.
A impersonare Newton ci pensa Agnelli, quasi sempre di rosso rubino vestito e imponente per fisicità in scena. Il canovaccio messo in scena da Malosti, con la notevole collaborazione della bravissima coreografa, attrice e danzatrice Michela Lucenti (nella parte di Elly) e di un cast di un’altra decina di attori e cantanti, nonché di una band di sette elementi, è volutamente tenue, a volte di comprensione non immediata, come se fosse una canzone di Bowie, più suggestiva che definitiva.
Time can change me/But I can’t change time
La struttura del palco è costruita in modo da collocare i musicisti (di altissimo livello e assolutamente all’altezza di un compito non proprio semplice) sui due lati, mentre in mezzo c’è un palco rotante sopra il quale prende posto una sorta di contenitore/schermo, in cui immagini e attori in carne e ossa danno forma ai sogni e agli incubi di Newton. Altri schermi, luci e oggetti di scena completano un palco ricco ma non sovrabbondante. Il risultato è qualcosa che sta fra il videoclip e la scenografia da concerto, perfetta per il contesto.
Manuel risulta credibilissimo quando canta: sembrerebbe scontato ma non lo è affatto, quando ci si confronta con i giganti. Sul mestiere attoriale magari si può lavorare ancora un po’, ma già quanto fatto è più che sufficiente per uno spettacolo del genere. E comunque quando canta gli si perdona qualunque altra imperfezione: come già anticipava in conferenza stampa, la sua tessitura vocale, benché differente per timbro e stile, è adatta alle numerose canzoni interpretate, potente quando serve, sofferente se necessario, capace di immedesimarsi senza fare in nessun momento l’imitazione di un inimitabile come Bowie.
Manuel canta spesso e sempre benissimo, domina il palco, si esalta in una versione molto alternativa (ma già riscritta e incisa da Bowie stesso) di The Man Who Sold The World, nonché in un finale di cui non spoileriamo nulla. Ma è tutta la pièce che fa risaltare il suo talento, anche nei pezzi inediti scritti apposta per Lazarus.
La deuteragonista del dramma è Casadilego, nei confronti della quale ci sentiamo di esprimere un entusiasmo un tantino più limitato. La ragazza ha un’ottima voce ma non è molto differente da quanto visto in un’edizione non così lontana di X Factor. Vocalità potente, interpretazione sempre identica a se stessa: strategicamente è stata collocata sui pezzi più carichi di dramma, ma la performance su Life on Mars sa un po’ di ottimo karaoke.
Al contrario gli altri brani trovano vesti e interpretazioni sempre convinte e convincenti, da una Changes interpretata dalla Lucenti formato vaudeville/cabaret, tra Minnelli e Dietrich, a una Absolute Beginners che parte sommessa al piano e finisce in gloria assoluta. La band collabora perfettamente a costruire un’atmosfera da concerto, sottolineando magnificamente passaggi oscuri e momenti più illuminati e clamorosi.
Si finisce con una standing ovation di svariati minuti, sicuramente meritata. Uno spettacolo che può piacere a chi ama Bowie, a chi ama Agnelli, a chi ama genericamente la musica e il teatro. E perfino a chi non sopporta i musical.
Lazarus, opera rock di David Bowie ed Enda Walsh
Presentata da ERT/Teatro Nazionale in esclusiva per l’Italia
Uno spettacolo di Valter Malosti
Interpreti: Manuel Agnelli, Casadilego, Michela Lucenti, Dario Battaglia, Attilio Caffarena, Maurizio Camilli, Noemi Grasso, Maria Lombardo, Giulia Mazzarino, Camilla Nigro, Isacco Venturini, Roberta Lanave.
Muisicisti: Laura Agnusdei, Jacopo Battaglia, Ramon Moro, Amedeo Perri, Giacomo “Rost” Rossetti, Stefano Pilla, Paolo Spaccamonti.
Tournée 2023
- Piccolo Teatro Strehler, Milano: dal 23 al 28 maggio
- Teatro Comunale, Ferrara: dal 1° al 3 giugno
- Teatro Carignano, Torino: dal 6 al 18 giugno
- Teatro Piccinni, Bari: dal 22 e 23 giugno
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