Cadori è lo pseudonimo utilizzato da Giacomo Giunchedi, cantautore ma anche membro di band come i Torakiki o, in passato, La N, per presentarsi in prima persona con un pugno di canzoni “d’autore” dall’umore diverso, riunite in un disco che pure si chiama Cadori (qui la recensione). Lo abbiamo intervistato ed ecco le sue risposte.
Cadori è una delle tue numerose “reincarnazioni” nel mondo musicale indipendente. Puoi raccontarci questo nuovo inizio?
Mi piace l’idea delle reincarnazioni. Avevo voglia di scrivere e cantare in italiano. Un giorno, nel periodo in cui registravo l’album Unalaska, per il progetto Ian Vincent, ho inaspettatamente buttato giù il brano Le Cose.
Erano anni che non utilizzavo l’italiano musicalmente e la facilità con cui quel brano si lasciò scrivere mi incuriosì moltissimo. E’ una scelta di cui ora sono molto convinto. Essenzialmente Cadori ruota attorno a un bisogno di comunicazione con l’ascoltatore più diretto rispetto ai miei progetti precedenti.
Mi sembra che il disco parta piano per poi alzare gradatamente il volume: è un effetto voluto o casuale?
Vero, i brani sono disposti in una sequenza crescente, ma anche nel rispetto della loro ritmica e del loro mood. L’idea è quella di un viaggio alla ricerca di una via d’uscita. C’è un livello di tensione che si gonfia e poi si infrange con il brano Canzone Nemica.
Mi ha incuriosito molto “La Brutta musica”: come nasce la canzone?
Vivere a Bologna negli anni di successo della Garrincha vuol dire doversi interfacciare con una realtà strana. Una sera del giugno 2012 vidi in piazza Verdi un concerto de Lo Stato Sociale.
In quel periodo suonavo in gruppo che si chiamava La N e facevamo musica difficile, incrociavamo math-rock e psichedelia e sembrava che a Bologna per la nostra musica non ci fosse spazio.
Quella sera rimasi invece colpito dal modo in cui piazza Verdi era completamente rapita da quella sorta di fenomeno post-Lunapop. Lo Stato Sociale a fine concerto invitò la gente a salire sul palco dando vita a una scena che sembrava uscita da uno spot pubblicitario.
Tutto ciò mi fece molta simpatia, ma la musica che mi arrivava alle orecchie non era affatto bella. Passati un po’ di mesi conobbi una ragazza che ascoltava cose della Garrincha e la mia cultura al riguardo, mio malgrado, si allargò.
A un certo punto ho sentito il bisogno di dichiararmi diverso, altro, lontano da quel genere e mi piaceva l’idea di farlo proprio usando un’atmosfera simile. La Brutta Musica è una diffidente strizzata d’occhio a quel mondo, niente di più.
Ci è ben nota anche la tua militanza nei Torakiki, che hanno pubblicato di recente “Mondial Frigor”: posto che i generi sono diversi, non ti causa problemi la quasi contemporaneità delle due uscite?
Problemi? Il mio obiettivo è suonare sempre di più, imparare cose nuove e allargare i miei orizzonti. Torakiki è un mondo diverso, portato avanti assieme ad ex-componenti dei La N, in cui la composizione è certamente meno intima rispetto a Cadori, oltre che sicuramente più “scientifica” e sperimentale. Se avessi il tempo creerei anche un terzo progetto!