Del Signor Uffa
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Malamore, band di Lecce che nasce dalle ceneri del precedente progetto solista di Osvaldo Greco. Hanno pubblicato da pochissimo il loro primo singolo dal titolo Fotografia – un nuovo manifesto generazionale, l’amore vintage fuori dalle dinamiche dei social, la purezza nostalgica e semplice di un brano pop.
Com’è stato affrontare il cambiamento da Osvaldo ai Malamore?
Abbiamo avuto una forte esigenza di dare al progetto solista un nome che potesse rappresentare noi quattro, in quanto il clima di una band ce lo portavamo dietro già da tempo. C’era solo da capire il vestito che ci stava meglio addosso.
E cos’è cambiato effettivamente?
Credo che non ci siano stati grossi cambiamenti nel modo di comporre, perché
fin dall’inizio si è cercato di trovare una chiave giusta di approccio alle
canzoni che poi è quella che usiamo ancora oggi.
Di cosa parla Fotografia, e perchè suona così vintage?
Fotografia racconta la bellezza dell’amore, del modo in cui porti a condividere le cose più semplici nella vita quotidiana, come una giornata al mare che resterà eterna nei ricordi. Tutti noi abbiamo la passione per il vintage e questo cerchiamo di riportarlo in qualche modo nella nostra musica.
Che legame avete con il brano Malamore?
Non conoscevamo il brano fin quando non ci siamo sentiti rapiti dal primo
ascolto. La musica, il testo, ci è piaciuto tutto, in particolare il titolo.
Che canzone sareste, lo abbiamo capito, ma
se Malamore fosse un film?
Malamore è anche un film, che purtroppo non abbiamo ancora visto. Quello che
sappiamo è che racconta un amore insolito. Può darsi, in qualche modo, possa
parlare anche delle nostre vite.
E adesso che si fa?
Adesso, terminato il nostro primo album, in uscita per quest’inverno, andiamo a guardare il film Malamore.