Testo di Chiara Orsetti e Fabio Alcini

Se Manuel Agnelli fa un disco solista, noi di TRAKS facciamo una recensione a quattro mani. Inevitabile per chi, come chi scrive, si trova ad avere davanti un progetto difficile da trattare, a metà fra un ordigno esplosivo e un diamante raro e preziosissimo. 

Ama il prossimo tuo come te stesso è il titolo del primo disco solista del leader degli Afterhours, dell’ex giudice di X Factor, dell’ideatore del Tora Tora eccetera eccetera. Si potrebbe pensare, vista la citazione evangelica, che l’ottimo Manuel l’abbia presa un po’ alta e si sia definitivamente autocollocato lassù, con le divinità. Ma quello che esce dal disco è soprattutto un uomo, un musicista, un “cantautore” si potrebbe perfino dire, se non facesse strano questo attributo accanto a uno che ha condotto, anche con grande polso, una delle band più importanti della storia del rock italiano.

Un disco fuori dagli schemi, fuori dalle aspettative, che ha iniziato a prendere forma durante i mesi di lockdown e che piano piano ha iniziato a diventare sostanza quando, a fine lavori, sono stati coinvolti i musicisti per incidere i dieci brani che lo compongono. 

Rodrigo D’Erasmo, Fabio Rondanini, Tommaso Colliva, Guido Andreani, Giovanni Versari, Frankie e DD (i Little Pieces of Marmelade) hanno suonato insieme ad Agnelli, e a loro ci abbandoniamo completamente in un momento che tra luci soffuse e curiosa bramosia, ci regala rabbia e consapevolezza, suoni armoniosi e sgraziati, furiosi e morbidi.

Manuel Agnelli traccia per traccia

Farsi del male è splendido / Perché esser vivi è splendido

Un male necessario, un amore necessario, quello che racconta Tra mille anni mille anni fa e che apre le porte al mondo che Manuel Agnelli ha deciso di creare. Il piano sa di malinconia e vino rosso, come l’amore che tinge le pareti e lascia senza fiato quando arriva e ancora di più quando se ne va via, lasciando il posto a tutto il possibile che tra le mani scivola via per sempre. Non ruggisce la musica ma trema la voce, e il risultato accompagna direttamente alla seconda traccia. 

Questo è l’inganno della rivoluzione/cambia il tuo futuro ma lo cambia a modo suo

Seconda traccia che picchia forte e profondo fin da subito: la Signorina Mani Avanti un po’ autocita (“cerca/forse trovi/quello che non c’è”), un po’ esplode. Ma soprattutto inizia a elettrificare il terreno, a distorcere le chitarre, a vibrare. Chi è la Signorina Mani Avanti? E perché risulta così attraente se i suoi doni sono probabilmente illusori, benché le potenzialità siano enormi?

Una tragedia greca dove l’uso della sega acceca

Già singolo che ha fatto parlare parecchio di sé, ecco arrivare il momento di quell’Odissea alternativa che si intitola Proci e vive di musiche e di parole creati, suonati e cantati interamente dal buon Manuel nazionale. Tra riferimenti ad amici non troppo amici, cazzi sempre duri, vendette rancorose e rancori che vorrebbero vendicarsi, suoni e musiche sono i veri protagonisti di questo bellissimo caos: synth e pianoforte si legano alla batteria e alla chitarra elettrica che sembra dare la scossa a una storia già ascoltata ma che sembra del tutto nuova una volta immersi in questo “multiverso”.

Va detto che Proci è anche l’unico brano del disco (a parte un episodico “culo” nella traccia d’apertura) in cui appare il turpiloquio: come se qui e soltanto qui fosse necessario alla costruzione e al linguaggio del pezzo. Del resto qui Manuel è Ulisse, e si deve confrontare faccia a faccia con l’Odissea, accecare il Ciclope, negoziare con Circe, muro contro il mito e mito contro il muro, con quel che ne consegue. Ne viene fuori una sorta di roboante piéce di rock omerico, sfrenata come un eroe, vera come un racconto.

E prometti che ti sentirò qui addosso/dimmi che ti sognerò e fa lo stesso

Forse sei un congegno che…“: scrivere canzoni sul “dovere” di dimenticare ciò che è stato è sempre riuscito bene ad Agnelli. Milano con la Peste prende la malattia come spunto, la città come sfondo, le sviolinate pazze di Rodrigo come ambiente psichedelico in cui immergere una canzone di dolore e di distacco, di assenza e nostalgia. Con accenti lirici profondi e potenti, per sottolineare il dubbio che quello che è successo, sia addirittura frutto di un parto della mente: “Non ti ho mai lasciato andare veramente/non ti ho mai avuto che nella mia mente“, “ma se non è stato mai/non può finire”.

Cancelliamo quel che sai / gli anni che hai buttato via

Lo sposo sulla torta rompe un po’ l’atmosfera e arriva con il suo rock sintetico a creare un po’ di squilibrio. Insieme a Manuel c’è una voce femminile che si nasconde dietro il nome di Vaselyn Kandinsky e che però nessuno al momento sa chi sia, ma questo è solo uno degli elementi di disturbo che si sovrappongono e che alla fine rendono il brano uno dei più canticchiabili. Troppo tardi o troppo presto sembra non esistere in amore, ma tra un po’ di ego e un po’ di voglia di giocare stupisce e traghetta verso la traccia successiva. 

Potevo diventare un uomo di spettacolo/un vero criminale/il padre di un’idea

Molto rumorosa Severodonetsk, ma anche dolce nei momenti giusti e vertiginosa quando si lascia andare. L’attualità, la guerra entrano nel disco almeno a livello di suggestione (la città del titolo è in Ucraina ed è stata teatro di una battaglia violentissima lo scorso 24 giugno). “Ho visto della gente alla televisione/parlare della guerra/parlano di me”: il personaggio che poteva essere un uomo di spettacolo potrebbe essere Manuel come Zelensky o anche Putin: la sorte ci mette qui e là completamente a caso, ci arrivano segni che non sappiamo comprendere e cerchiamo soltanto riparo dalle bombe della vita. “La calma io l’ho vista: non respira più”.

Valuti i costi le scorie i vantaggi e poi ridi / e non te ne vai

Graffiante e sensuale, Guerra e Pop Corn è una moderna sintesi di quel che negli anni è stato il sesso alla Manuel Agnelli, tra passione e insidie, tra lividi e sorrisi. Il brano sembra spaccarsi a metà per il cambio di energia e di suoni, ma subito si accavallano come gambe sinuose e nude e ricominciano da capo, come in un lento divenire psichedelico. 

Puoi scomparire/cambiare città/non puoi scappare da quel che sei

Si fa struggente il sentimento in Pam Pum Pam, che usa l’onomatopea per mimare il battito di un cuore scomposto, un cuore che “sogna e si fida solo di te/almeno di te”: la parte melodica del sentimento qui veste abiti antichi, eleganti. I violini suonano dritti e costruiscono un tessuto melodico fittissimo e credibile, adatto anche alla voce che si alza e tenta acuti d’altri tempi.

La verità si può travestire / Gli dai la caccia nei miei occhi, segui i miei passi / Non vorrei che tu ci trovassi / La profondità degli abissi

Colonna sonora del film Diabolik, maestosa come la voce che la canta, ecco il singolone La profondità degli abissi. Una caccia al buio dentro, la ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi per trovare una ragione per fidarsi di chi abbiamo di fronte, di occhi che sono in grado di sgretolare e di avvolgere, se solo si trova il mondo di arrivare al punto giusto.

Che noi cresciamo è una bellissima bugia

In fondo al disco, ecco la title track: Ama il prossimo tuo come te stesso diventa una sorta di racconto di un ménage à trois emozionale, dai contorni sfocati. Segreti, solitudine, aspettative, molto amore: giochi di specchi in un testo che racconta una vicenda intrecciata e sicuramente dolente, mentre piano e archi offrono un terreno melodico nel quale non è difficile affondare.

Ognuno ha un modo di abbracciare il mondo / il modo che ho è soffrire fino in fondo lo dicevano gli Afterhours ai tempi di Folfiri e Folfox, in Se io fossi il Giudice. E questa sembra essere la chiave di lettura di questo lavoro, che abbiamo dovuto prendere in carico insieme per non rimanerne troppo schiacciati. Amore, sfiducia, egocentrismo, razionalità e perversione sono solo alcuni dei temi che possono leggersi tra le righe della tracklist, e ancora altri ne verrebbero in mente se ci fosse ancora tempo prima di pubblicare. Spesso riascoltando vecchi lavori di Agnelli e band mi è sembrato che il tempo li avesse impolverati di ulteriore magia, e credo che lo stesso destino spetterà a questo album.

Genere musicale: rock

Se ti piace Manuel Agnelli ascolta anche: Afterhours

Pagina Instagram Manuel Agnelli

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