Universo (Arista/Columbia Records Italy/Sony Music Italy) è il primo atteso album di Mara Sattei, disponibile in streaming e digitale. E ok, si dice sempre “atteso”, ma questa volta è vero. Ad accompagnare il disco è in radio il singolo Parentesi con il featuring di Giorgia.
Parentesi è un brano che parla della bellezza di sentirsi liberi e leggeri a volte, anche nel mezzo del caos dei nostri pensieri. Tutte le parentesi più importanti della nostra vita sono fatte di emozioni e ricordi che restano invariati nel tempo, mantenendo uno spazio tutto loro all’interno dei nostri capitoli.
Ho scritto questo brano al pianoforte, ispirandomi alla bellezza di Roma d’inverno. Aver avuto il grande onore di poterlo condividere con un’artista come Giorgia è stato davvero incredibile. Da subito le nostre voci insieme si sono unite alla perfezione, creando tante sfumature diverse tra loro e dando vita a qualcosa di unico. Io sono nata e cresciuta con la sua musica, e non smetterò mai di ringraziarla per aver contribuito con la sua voce immensa a questo brano.
Mara Sattei traccia per traccia
Si parte a velocità alte e a intensità altrettanto importanti: Universo, la title track, si qualifica come “intro” ma è un brano vero e molto sofferto, con pianoforte e atmosfere eteree.
Più combattiva Blu intenso, che ospita il primo ospite nella figura di Tedua. Il duetto tra i due prende caratteristiche classiche, tra arie sostanzialmente r&b e un dialogo particolarmente fitto.
Un arpeggio quasi barocco apre Cicatrici, in cui all’apertura moderata fa da contrappunto una parte centrale più gridata e forte.
Confronto tra diverse parlantine quello che si consuma in Tetris, che vede la partecipazione di un particolarmente moderato Carl Brave. I “fratelli siamesi sbagliati” confezionano un pezzo notturno e delicato, anche se non sempre morbido, ben completato dalla tromba nel finale.
Ecco poi Ciò che non dici, già protagonista di oltre un milione di ascolti su Spotify, capace non soltanto di accentrare l’attenzione ma anche di mettere in mostra molte delle cromaticità particolari della voce di Mara Sattei.
Molto torrenziale anche il fraseggio di Tamigi, che a dispetto del titolo suona quasi orientale, facendo emergere contrasti anche grazie al cantato/rappato dell’artista, che mozza le finali dei versi pur di favorire un ritmo quasi senza respiro.
Ecco poi Parentesi, la già evidenziata canzone in coabitazione con Giorgia, confronto di voci e di sensibilità, di generazioni diverse ma che possono dialogare senza sforzo. La canzone in sé segue linee semplici con un battito continuo, a lasciare lo spazio necessario alle voci e ai sentimenti che evocano.
Shot riprende modi più aggressivi, giocando con le voci e tornando alla modalità “senza fiato”. Si spara ad alzo zero anche in Antartide, brano che è poco freddo e che si arriccia di rime e di note, su un beat intossicante.
C’è tha Supreme anche in qualità di ospite, oltre che di produttore come nel resto dell’album, in 0 rischi nel love, pezzo da club parecchio acido e con una ritmica muscolare.
Ci si immerge poi nelle Sabbie mobili dei sentimenti, rallentando un po’ e lasciando spazio a qualche intimità. La all star delle collaborazioni si completa con Gazzelle su Occhi stelle, che non è un brano particolarmente Gazzelloso, anche se quando appare Flavio l’atmosfera si fa più calma e sentimentale.
Si va verso il finale con Scusa, che di ascolti ne ha quasi 8 milioni, e che trova un’ottima collocazione nella coda del disco, anzi trova ancora meglio la propria posizione di canzone-bandiera.
Non meno intensa è Perle, che abbassa le luci per mettere un’ultima volta in evidenza le storie raccontate dal disco: si parla di stelle in un congedo adeguato per un lavoro importante.
Mara Sattei sceglie il bianco e nero e un’allure classica nelle foto, di copertina e di contorno, dell’album che vede il suo esordio. Forse a voler sottolineare che è tutto, tranne che un fenomeno passeggero. Anche la produzione del fratellino, tha Supreme, che chiunque altro sparerebbe a tutta pagina come se fosse la notizia dell’anno, qui risulta naturale e necessaria, ma non strombazzata, a incastrarsi in modo tranquillo.
Nell’arco dei quattordici brani del disco, nessuno dei quali assomiglia a un riempitivo, si allineano prove di bravura e canzoni-canzoni, oscillando senza sforzo tra hip hop e canzone vecchio stile, emergendone sempre con talento ed eleganza. Talento che fluisce in modo consistente, quasi impressionante se si pensa che è un esordio. Siamo curiosi di osservare l’evoluzione da qui in avanti.