Scarse le notizie intorno a L’attimo esatto del vuoto, ultimo lavoro di Mattia Pace. Si narra che il disco (otto tracce e due bonus track, per lo più acustiche) sia stato realizzato in tre giorni, con canzoni scritte da Pace sia per la parte testuale sia per quella musicale, con percussioni, chitarre aggiuntive e “mercati orienatli” suonati da Nelson Ferrigno.

Ci si trova perciò di fronte al cantautore, nudo e crudo, al suo pensiero, alle sue canzoni e alle sue capacità: forse non è una cattiva situazione, tutto sommato. Il disco è stato registrato presso A R M Recording Studio da Nelson Ferrigno.
Mix e mastering: Nelson Ferrigno.

Mattia Pace traccia per traccia

Si parte, come previsto, in acustico, con La Promessa, ma non è un acustico tranquillo, anzi è piuttosto ritmato e prevede salti e balzi di vario tipo. Le Guerre Lampo prova ad adottare un passo piuttosto sicuro, arricchendo il suono, anche se non siamo di fronte a un ispessimento di reale serietà: il racconto rimane sottile, il suono anche.

Dopo l’intermezzo di (respiro corto) si parte alla scoperta di In tasca il perdono di Dio, voce e chitarra che si dedica ad accordi semplici. In un secondo tempo il discorso ritmico si arricchisce, ma la canzone è breve e non si perde in complicazioni.

Più variate le idee di base di Notte #1, fin dall’inizio alle prese con ambizioni più vaste. E dopo l’altro intermezzo (temporale di maggio), ecco Notte #2, contraltare più adirato della parte precedente. Un battito continuo e intenso caratterizza la seconda parte del brano, rendendola più intensa e incattivita.

Tutt’altra aria quella che spira in “Foglie rosse”, pacifica e prolungata conclusione dell’album, che nella parte finale si inoltra in discorsi strumentali quasi post rock. Presenti anche un paio di bonus track, Yvam e La Corda del tempo, che confermano le impressioni precedenti senza introdurre novità in grado di sconvolgere.

Voce sottile e idee per lo più chiare, quelle di Mattia Pace, che fa fede al proprio cognome con un disco non troppo conflittuale ma neanche piatto, evitando di schiacciarsi sulla figura del classico cantautore voce e chitarra. Buona anche la capacità di sintesi e di lasciare un’impressione duratura anche con canzoni di due minuti.

[bandcamp width=100% height=120 album=3700781673 size=large bgcol=ffffff linkcol=0687f5 tracklist=false artwork=small]

Se ti piace assaggia anche: “Labors”, Gonzalo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi