Vesuvia è il nuovo disco di Meg, pubblicato da Asian Fake/Sony Music. Veusiva è innegabilmente legato alle origini partenopee di Meg, e la scelta del titolo non è, quindi, una coincidenza. È lei stessa a spiegarlo: 

Sono cresciuta alle falde del Vesuvio, la sua sagoma è casa e sento il suo richiamo sempre, anche quando sono dall’altra parte del mondo. Lo sogno di notte in maniera ricorrente: sin da bambina sono ossessionata da lui, è una presenza imponente nella mia coscienza ed è parte indissolubile di me. Ogni sua zolla, ginestra, sentiero, è come se fossero mia cellula, capello, ruga. È mia madre e mio padre. Da quando ho aperto gli occhi lui è il mio imprinting

Meg traccia per traccia

Giochi d’assenza quelli che riempiono Napolide, traccia d’apertura con il featuring di Nziria e con un ritmo che prende corpo un po’ per volta, rotolando tra le fiamme narrate dal testo.

Dopo tutto il fuoco dell’incipit, ecco Solare che parla di sensazioni fresche e tutto sommato serene. I suoni si arrampicano e anche qui i ritmi si fanno più fitti, mentre le immagini descritte sembrano uscire da sogni tranquilli ma “scintillanti”. Ma è la realtà oppure un desiderio nostalgico rivolto al passato?

Trio femminile di assoluto spessore per Aquila, che accanto a Meg allinea Elisa ed Emma, per un brano sinuoso e ricco di percussioni, piuttosto orientaleggiante.

La già molto ascoltata Non ti nascondere raccoglie tutte le proprie esortazioni intorno a un percorso tutto sommato morbido ma molto vivo. Voce e vaghe sensazioni sintetiche sullo sfondo per Principe delle mie tenebre, celebrazione di una presenza fondamentale dai risvolti piuttosto oscuri.

Scusa se sono felice è una richiesta di indulgenza per la propria contentezza nonostante tutto vada a rotoli: una “follia” che si srotola lungo il brano con una certa insistenza ritmica.

Sa di racconto antico Ciglia, che si muove su dinamiche rapide ma narra piano, con i cori che fanno da contorno attivo. Ci sono Altea, Alice, Sano e specchiopaura a formare il team di supporto per Arco & Frecce, che dà la caccia a un vitalismo molto naturale.

Piccoli suoni e rumori assortiti in una fiabesca (ma nel senso di Tim Burton) Formiche, che racconta con dolcezza ma anche una certa inquietudine dell’attesa prima di reincontrare una persona importante che torna dal proprio passato.

Ci sono gli hitmaker Frenetik&Orang3 a supportare una molto ritmata Fortefragile. Pianoforte e voce invece per She’s calling me, con Katia Labeque, che fa dialogare inglese e partenopeo con grande dolcezza e malinconia. Si chiude con un ringraziamento di tutto cuore, Grazie, appunto.

Corazzata come un’eroina o una dea, Meg si presenta sulla copertina del disco come se uscisse da un quadro barocco. La napoletanità è dichiarata, vantata, perfino proclamata, ma si tratta di una Napoli molto poco da cartolina o da luoghi comuni e invece, come sempre con Meg, in grado di dialogare con i ritmi e i suoni internazionali senza perdere un beat.

Il disco è forte e completo, probabilmente è il più maturo tra quelli pubblicati da Meg finora, e dimostra una consapevolezza totale dei propri mezzi e della scrittura migliore per una voce così peculiare.

Genere musicale: synth pop

Se ti piace Meg ascolta anche: Venerus

Pagina Instagram Meg

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