Please Wait è il debut album di Meli, in uscita oggi 10 gennaio per Futura Dischi (distr. Sony Music Italy). Il disco arriva dopo un percorso che ha visto la pubblicazione di alcuni brani. In primis Capofitto, che ha superato il milione di streaming su Spotify, e Cerchi.
Il titolo assume un doppio significato: c’è un inevitabile riferimento all’amore, un invito ad aspettare rivolto a una lei protagonista in diverse canzoni del disco. Dall’altro, un treno che Meli non sa quando e se passerà una volta, quello della musica: please wait è così un’esclamazione per rallentarlo, per salirci e iniziare un viaggio sognato fin da bambino.
Meli traccia per traccia
Si parte morbidi: Fuoricontesto è una ballata tranquilla e autocritica, con ritmi moderati per celebrare un amore finito.
Nostalgie a piene mani distribuite anche su Cerchi, singolo malinconico e ricco di synth.
Un po’ più appuntita Musei, che pure ha un testo piuttosto negativo che parla di relazioni andate (almeno temporaneamente) in vacca, ma questa volta con un po’ più di verve.
Bye Bye elabora il concetto dell’addio su sonorità zuccherose e qualche strofa rap.
“Il bello di nascere/è che poi alla fine muori”: proposizione un tantino opinabile che apre Mansarda, rappata su toni prima morbidi e poi elettrici.
A differenza tua, parte con calma, chitarra e voce, aggiungendo qualche elemento ritmico un po’ per volta.
Si rimbalza un po’, sempre con sensazioni soft, su Daft Punk, un po’ electro (ma il riferimento del titolo è soprattutto testuale).
Bassi profondi e un certo atteggiamento hip hop all’interno dell’oscura Cosa ne sarà.
Respiro parte con delle scuse, in un brano voce e pianoforte. A chudere il disco la “Piano version” di Capofitto.
Una racchetta, due palline da tennis, dei fiori gialli morti e un cellulare anni ’90 con scritto “Please wait”: la copertina del disco di debutto di Meli è un tantino fuorviante.
All’interno ci si trovano alcune sonorità vintage (ma del resto ormai le trovi ovunque) ma anche istantanee della vita quotidiana di un ragazzo con i suoi alti e bassi (soprattutto bassi) virati su toni indie pop.