Minimo Vitale, “minimovitale”: recensione e streaming

Minimovitale è l’album con cui fanno il loro esordio i Minimo Vitale, disponibile su tutti i digital store e a breve anche in stampa fisica su cd. Hanno scelto di intitolare il loro primo album riprendendo il nome della band: tutto attaccato, con lo scopo di rafforzare e rendere più tangibile e diretto il loro essere, la loro essenza di musicisti. L’album è composto da sette tracce: Blu P.E.C.ParainphernaliaCabine telefoniche dismesseUna prodezza al giornoEl señor BanThierry La casta.

Aggrappati al minimo vitale: una frase che è divenuta mantra durante le sessioni di composizione della band. Rispecchia la necessità di sentirsi vivi, di mettersi in gioco, di ribellarsi in un’epoca particolarmente carente di emozioni e soddisfazioni

Veterani della scena musicale valdostana, il gruppo vuole uscire dalla dimensione provinciale, storicamente periferica e artisticamente sonnecchiante. Artisti dall’anima profondamente rock e dal verbo irriverente, caratterizzato dall’utilizzo dello spoken word, con i loro pezzi scuotono le coscienze portando in primo piano situazioni del nostro presente, raccontando storie e aneddoti personali.

Minimo Vitale traccia per traccia

Una declamazione in stile Massimo Volume (cui evidentemente la band fa riferimento a partire dal proprio nome) occupa la parte centrale di Blu P.E.C., insieme a chitarre particolarmente acide e taglienti.

Più ragionate e lente le volute di cui si avvolge Parainphernalia (che immagino sia un gioco di parole su paraphernalia), che parla di vasi di Pandora mentre le sonorità organizzano un’esplosione controllata, tra citazioni di Paolo VI e di Gino Strada.

Carica di dramma, ecco Cabine telefoniche dismesse, organizzata da un drumming regolare e profondo, mentre la chitarra cambia toni e si fa lirica.

Racconta storie Una prodezza al giorno, che si compone di sogni pericolosi, mentre batteria e chitarra costruiscono un ambiente minaccioso e rumoroso.

El señor Ban furoreggia e spagnoleggia, con una certa carica di divertimento e sarcasmo assente nei pezzi precedenti. Al contrario, Thierry si offre in modo molto serio, tra zombie e sonorità fantasma, con qualche pizzico di elettronica.

Si chiude con La casta, tra rock e blues sotterranei, molto vibrante e fluida, con quel tanto di acido che non dispiace mai.

L’imprinting dei Massimo Volume è difficilissimo da evitare per la band aostana. Che peraltro ha musica e testi validi e originali, nonché una buona personalità che mette lungo sette brani energici e molto vivi.

Genere musicale: rock alternativo, spoken word

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