NonMiPiaceIlCirco: intervista e recensione

Matteo Preabianca è l’anima del progetto, a carattere fortemente sperimentale, NonMiPiaceIlCirco! Il suo ultimo lavoro è Mantra Marx: ce ne parla in questa intervista.

Vuoi raccontare la tua storia fin qui?

Il progetto NonMiPiaceIlCirco! e’ nato nel 2004, anno della nostra prima pubblicazione. Nato come duo, pianoforte e batteria/voce, poi si è ampliato per poi ridursi nella line up, esplorando nuove sonorità, per noi. Dopo Just a Bunch of Unresolved Cases, la formazione è cambiata di nuovo, complice il fatto di avere lasciato l’Italia ormai definitivamente. Così il progetto in via di perenne definizione, si è arricchito di nuovi membri russi, australiani e ora cinesi. Rimane il sottoscritto, come un direttore d’orchestra.

Come nasce il progetto del disco “Mantra Marx”?

Ormai due anni fa, mi sono messo a rileggere e stavolta studiare Il Capitale di Marx. Per noia, volevo capire dove stesse andando la mia generazione e a che punto è la nuova. Credo che il pensatore tedesco sia, per certi aspetti, ancora attuale. Soprattutto il Primo Libro de Il Capitale. Tuttavia, parlando con diversi giovani non hanno una idea precisa di cosa dica o, peggio, una idea distorta.

In generale, credo sia in corso una nuova rivoluzione antiletterati. Una piccola colpa ce l’abbiamo anche noi, le cosiddette persone istruite. Da qui l’idea di semplificare, riassumendo ma mai svilendo, parte di questa opera, utilizzando la musica e la tecnica della ripetizione che si trova nei mantra induisti.

Trovo la ripetizione un buon metodo per studiare e investigare.

La musica nel disco è piuttosto ridotta all’osso. Come componi i tuoi brani?

Per questo progetto sono nati prima i testi, studiando attentamente la chiave di ogni capitolo, per poi adattare la musica a essi. Non ci sono molti progetti che adattano la musica al concept album. Quando si parla di questo’ultimo, sono solo i testi ad avere un filo conduttore, quasi mai la musica.

Ho voluto ascoltare diverse opere dell’epoca della sua pubblicazione e carpirne l’atmosfera, per poi riportarla ai giorni nostri, con il mio umile tocco personale. Qui la musica aiuta l’ascoltatore, ma non è fondamentale. Mi rendo conto del paradosso. E poi, se si ascolta attentamente, si puo’ avvertire l’ironia degli strumenti scelti come, per esempio, il Guqin. Non volevo usare nessun strumento convenzionale. Mi annoio facilmente a fare le stesse cose.

Puoi spiegare il perché della scelta di pubblicare il disco anche in mandarino?

Vivo in Cina, quindi mi sembrava naturale includere questa lingua nel progetto. Infatti, vi è anche una versione in mandarino, recitata non cantata da diverse voci native, completamente a digiuno di idee marxiane. Ovviamente, questa lingua, in Mantra Marx, ha un valore fortemente simbolico. Nella ultima patria dichiaratasi socialista o, come la chiamano qui, socialismo con caratteristiche cinesi, il pensiero di Marx non e’ conosciuto, ma piuttosto distorto. Se guardo fuori dalla finestra, non vedo milioni di biciclette, ma il McDonald’s.

Qui il disco precedente di NonMiPiaceIlCirco, Dobbiamo andare via da qui

Nonmipiaceilcirco traccia per traccia

La partenza è con Merci come religioni, brano introduttivo breve (ma del resto così saranno tutti i pezzi del disco), con voce recitante monotona su ritmiche cadenzate.

Lo scambio genera denaro gioca un po’ con le voci, sempre in chiave fortemente lo-fi. Merci e denaro invece è del tutto vocale, con un coro “ohm” quasi religioso.

La voce si isola e recita a cappella su La trasformazione. La musica (molto minimal) ritorna su Lavoro e valorizzazione, un po’ più lunga delle altre.

Capitale costante e variabile prosegue nell’esame delle dinamiche marxiane, su suoni oscillanti quasi asiatici. C’è qualche accento quasi malinconico all’interno di Saggio del plusvalore, stemperato da accenni ironici.

Si torna all’utilizzo di cori come basso continuo all’interno di Giornata di lavoro. Saggio e massa del plusvalore abbassa il volume e si fa quasi inavvertibile.

Plusvalore assoluto e relativo al contrario ricorre a un tono molto affermativo. Anche Cooperazione fa a meno delle sonorità di sfondo, se non per i cori.

Un po’ più multistrato, a livello sonoro, la seguente La manifattura. Arpeggi introduttivi e cupi aprono La macchina. Ecco poi Lavoro produttivo, voce su accordi sparsi.

Forza lavoro e plusvalore fa base su percussioni esili e ancora una volta i cori. La breve Formule per il saggio si fa quasi spettrale. Salario come valore invece ha accenti portatori di un maggiore pathos.

“Fiati” suonati con la bocca e altre voci rimarcano i passi di Salario a tempo. Ancora giochi vocali e corali fanno da background sonoro a Salario a cottimo.

Invece è quasi noise/industrial lo sfondo di Differenza nazionale salariale. Di nuovo arpeggi per Riproduzione semplice, che viaggia a loop, mentre Plusvalore diventa capitale sovrappone livelli sonori diversi.

Esercito industriale di riserva parte rimettendo al centro la voce. Decisamente in minore, ecco poi Accumulazione originaria.

Il disco, che ha tendenze evidentemente di avanguardia e sperimentazione, si chiude con La colonizzazione, ultimo breve brano che esprime il conflitto tra lavoratore e capitalista con toni molto contenuti e quasi sussurrati.

Genere: sperimentale