Tramonto è il nuovo singolo di Nove: la cantautrice genovese, ma adottata dalla scena milanese, torna con un brano personale e intimo che inizia dalla fine, la fine di una vita fatta di abbracci, risate, litigate, baci; di quotidianità.  È un tramonto che vuole custodire negli occhi e nel cuore per non perdere il profumo del ricordo, questa volta con un sound malinconico ed “elegante”, impreziosito dal violoncello di Giulia Monti (produzione di Davide Foti ed Edoardo Bruni). L’abbiamo incontrata e abbiamo parlato di produzione, nuovi inizi e scatti in una casetta a Genova. Ecco com’è andata. 

Un nuovo cambio di produzione e un sound che viene definito “malinconico ed elegante”. Stai cercando il sound giusto per un nuovo disco? Oppure ogni brano viene trattato con un’anima a sé?

Mi piace vestire ogni brano con l’abito giusto, senza pensare troppo alla “coerenza”, anche perché scrivendo tutto personalmente il denominatore comune è già quello e il sound arriva di conseguenza. Non mi piace mai fossilizzarmi su qualcosa, amo sperimentare e trovare sempre nuovi stimoli. 

E in particolare, cosa ti ha fatto fidare di Davide Foti e Edoardo Bruni per il tuo nuovo singolo Tramonto

Con Edoardo eravamo già amici e colleghi, infatti è anche il mio chitarrista durate i live. Con Davide ci siamo conosciuti grazie a Studio Cemento, realtà di cui Davide è anche uno dei fondatori. Ho scritto Tramonto e l’ho mandata subito a Edoardo per avere un suo feedback, poco dopo mi ha mandato una pre-produzione che mi ha fatto venire un tuffo al cuore e da lì è nato tutto. 

Ci racconti l’immaginario fotografico che hai scelto per questo brano, a partire dalla copertina? Cosa rappresentano questi pupazzi per te? 

Questa foto l’ho scattata nella mia casetta di Genova, dove ho tutti i ricordi più preziosi. E quella bambola è la mia bambola del cuore.
Me l’ha regalata papà quando avevo 5 anni. Stava affrontando un periodo difficile ma, una volta tornato a casa, si è presentato con un pacco più grande di me e dentro c’era la mia Mollettina. La bambola che tanto desideravo perché così “potevamo ballare insieme”.

Nel tuo curriculum spiccano diversi concorsi o festival. Qualcosa particolarmente degno di nota che credi ti abbia portato un buon riscontro? E che ne pensi invece dei talent televisivi?

Sono state tante esperienze importanti che sicuramente mi hanno arricchito e fortificato. Durante la finale del Premio Bertoli per esempio ho avuto l’onore di condividere il palco con Ligabue, PFM, Enrico Nigiotti e Raphael Gualazzi e quello è stato un momento davvero stimolante che mi ha dato molta carica.

Sui talent sarebbe stupido se dicessi che non parteciperei se mi chiamassero; però penso anche che ormai siano un’arma a doppio taglio e che molte persone si siano “stufate” di seguirli. Anni fa uscivano artisti che poi duravano nel tempo, ora ce ne sono talmente tanti che portano a perdersi nel tempo. Quello che conta a oggi, quindi, non penso sia andare in un talent o meno ma essere “costante” e cercare di portare sempre avanti la propria musica; il talent può essere visto solo come un “qualcosa in più”.

Quando ti risentiremo ancora?

Per adesso mi “godo” l’uscita di Tramonto, tra l’altro è fuori da pochissimi giorni anche il videoclip, e poi assolutamente sì! Spero che mi risentirete presto con altra musica. Nel frattempo andate ad ascoltare su Spotify quella che c’è già.

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