Pinguini Tattici Nucleari tornano con Hello World, il nuovo album, disponibile in fisico nei formati cd, cd autografato, lp picture, lp colorato, lp colorato autografato e digitale da oggi, venerdì 6 dicembre per Epic\Sony Music Italy. Hello World è un lavoro consistente: quindici brani e quasi cinquanta minuti di musica, che a dispetto dei sorrisi parla di molte tristezze, malinconie, nostalgie e anche del panico di arrivare in vetta.

Hello World è la prima frase che gli studenti di programmazione, per tradizione, imparano a far ‘dire’ a un programma. Queste due semplici parole sono la sintesi di tutto: soggetto e contesto, input e output. Ogni volta che una band pubblica un album è come se salutasse il mondo, portando fuori quello che è stato chiuso ‘dentro’ per anni, le canzoni. Hello World è il nostro nuovo viaggio e accoglieremo chiunque si voglia unire a noi. E’ un viaggio tortuoso, dove a volte ci si deve adattare, ma promettiamo che ne varrà la pena: mettetevi scomodi

Pinguini Tattici Nucleari traccia per traccia

Corale e quasi universale, Hello World apre il disco con una certa gentilezza, qualche assonanza jovanottiana e scivolando via in un minuto e mezzo.

Già più ritmata, ecco Per Non Sentire La Fine Del Mondo, con il ritorno delle citazioni e con un un concetto tipo Liga: balliamo per non sentire l’apocalisse, con qualche spunto dance e i synth che si prendono lo spazio giusto.

Ecco poi Islanda, già nota come singolo, che parla di separazioni e che ha le caratteristiche della ballad “stile Pinguini”, con l’apertura più vasta e rumorosa dopo una partenza sottovoce. Ricordi e memorie si affollano, insieme ai progetti che probabilmente non si realizzeranno mai.

Si chiamava Bojack il cavallo su cui Riccardo e compagni hanno puntato in Burnout, che parla di Tenco (e di Parenzo, ok) e che per certi versi assomiglia molto al cuore più intimo e sincero del disco. Un midtempo che parla del lato oscuro della fama e del successo, pur con il sorriso sulle labbra. “Chi pensava che ci vuole un terapista anche per curare i soldout?

Risonanze Coldplay (anche se ormai non si capisce chi assomiglia a chi) in Nevica, che si fa impetuosa e contrastata. Variazioni sonore e ritmiche in un pezzo che presumibilmente potrà essere fra le hit del disco, o quantomeno fra le canzoni cantate a squarciagola nei prossimi stadi.

Sovrapposizioni anglofone in Your Dog, altra storia di separazioni, probabilmente definitive, e di sonni difficoltosi. Amaro esce come singolo di accompagnamento dell’album, ed è una scelta di cuore: una delle ballad più struggenti e autunnali del disco, che di nuovo parla di una storia finita e di pensieri che in realtà non finiscono mai davvero. Ma come si amano i bibliotecari?

Altro brano molto morbido è Alieni, che riporta una certa amarezza nei confronti del genere umano, con un concreto spazio per un’esplosione sonora urlata e suonata. C’è speranza, in fondo al brano, ma è la speranza di un’invasione aliena che migliori un po’ l’umanità.

C’è sempre un Vincenzo da odiare nella storia del pop italiano: qui l’obiettivo non è lo stesso di Fortis qualche decennio fa (giustamente citato nel pezzo), ma Fuck You Vincenzo porta con sé una certa dose di rancore e anche una narrazione molto fitta e su di giri.

Giretto di chitarra ad aprire Romantico ma muori, che è difficile raccontare come fosse nuova visti gli oltre 21 milioni di stream. Diciamo che ora che la si ascolta nel contesto del disco ci sta in maniera molto fluida e azzeccata, perfettamente adatta al mood complessivo del lavoro.

Piccola, dolce e favolistica Piccola Volpe, che cresce gradualmente ma rimanendo sempre in ambiti particolarmente gentili. Molto più aspra Nativi Digitali, che riprende le tematiche apocalittiche, raccontando storie di automi che conquistano il mondo. Forse il primo brano del disco che fa pensare ai “vecchi” PTN, quelli di Cancelleria o giù di lì, ovviamente riletti con suoni e idee di un decennio dopo.

Bottiglie vuote torna a ballare con un notevole impeto, con qualche ricordo d’infanzia e con la sensazione che si tratti di una canzone pensata già alle spiagge dell’estate prossima.

Ritorna a più miti consigli, dal punto di vista del sound, Migliore, che ritorna sui concetti e i movimenti della ballatona struggente, con assolo di chitarra e sottofondo di coro gospel, ma parla di una maternità problematica, legata a vite difficili che non è difficile accostare all’attualità, internazionale e no. Si finisce con Titoli di coda, ringraziamento acustico che sa di cantautorato e ancora un po’ di buoni sentimenti.

Nel mondo dei Pinguini

Come sta il mondo che i Pinguini Tattici Nucleari salutano con Hello World? Non benissimo, ma non è che lo scopriamo oggi. E la band bergamasca, indossando come sempre l’abito finto spensierato, un’occhiata intorno la dà sempre. Non ci sono canzoni che parlino direttamente di guerra o di politica (Carlo Conti sarebbe entusiasta), ma questo non vuol dire che vivano in una bolla isolata dal mondo.

I Pinguini limitano il citazionismo e anche il concetto degli sfigati di provincia che però ce la fanno lo stesso. Anche perché sarebbe difficile, avendo fatto più sold out di Lautaro a San Siro (ok, non esageriamo). E non c’è nemmeno quella sorta di astio strisciante che accompagnava il precedente Fake News, sorta di sentimento negativo “di crescita” che accompagnava l’imbarazzo di fronte a un successo ancora difficile da gestire.

Anche adesso il successo ha zone d’ombra, come spiega benissimo Burnout, ma l’analisi si spinge più a trovare i problemi interni anziché qualche nemico esterno. Le canzoni sono tante ma il saliscendi emotivo è ben congegnato e i brani sono variegati abbastanza da non annoiare durante l’ascolto continuo, e da fornire tantissimo materiale in vista di singoli, video, concerti.

Una macchina perfetta, quella dei Pinguini, si direbbe: vista da fuori oggettivamente lo è, e nuovi orizzonti e traguardi li aspettano. Il che, a pensarci, è paradossale, perché più raccontano le loro fragilità e più si fanno sinceri, più in alto viaggiano, in un’altalena emotiva che non dev’essere semplicissima da gestire. Ma a quanto pare ci riescono molto bene, ed è difficile non essere contenti per loro.

Genere musicale: itpop

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