Scritto e registrato in solitudine, questo lavoro rappresenta un nuovo inizio per Plainn, alias Paolo Brusò (Margareth, Focus on the Breath), che ritrova il piacere della semplicità nel fare canzoni.
Paolo Brusò ha creato e preso parte negli anni a progetti musicali differenti tra loro: dal rock all’elettronica, dall’improvvisazione ai reading più visionari con scrittori come Francesco Maino, Francesco Targhetta, Vitaliano Trevisan, Giorgio Falco. Ha pubblicato dischi per etichette italiane ed estere, condiviso il palco con St. Vincent, Glasvegas, Marta sui Tubi, Calibro 35, e lavorato con Giovanni Ferrario (Micevice, Vega Enduro, musicista per PJ Harvey, Morgan e molti altri).
Plainn traccia per traccia
Partenza molto morbida per l’album: le note di Open Sea avvolgono piano e si impossessano della scena in modo morbido. La fonte è quella del folk anglosassone.
Passo controllato e sonorità che crescono piano in Take Care, che ha qualche lato notturno ma sempre piuttosto tranquillo.
La crescita controllata ma efficace è una caratteristica anche di My Star. Introduzione lunga e molto morbida, con qualche idea psichedelica che lampeggia intorno, per A Part of You.
Si parla di peccati in Sins, ma devono essere peccati gentili, visto il tono soft della canzone. Più contrastata Inside Out, arpeggiata e atteggiata su un passo lento e lungo.
Campanelle e acqua che scorre fanno da introduzione a Child, presto arricchita da voci in lontananza e dalla chitarra, per un percorso del tutto naturale e morbido.
Giri soffici anche quelli compiuti dalla chitarra di Plains, prima che arrivi Again a chiudere il disco con gentilezza e con la chitarra, questa volta elettrica, a regalare qualche piccola distorsione.
Paolo Brusò, alias Plainn, mette a frutto le sue numerose esperienze con un disco molto ragionato e calmo, ma non privo di impennate improvvise. La base folk torna utile per disegnare canzoni ricche e significative.
Genere: songwriter, folk
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