I RAìSE sono un duo di origine veneta che ha pubblicato l’esordio CREPA!, un album che definiscono “etno-tribal-punk-noise” (ma con qualche riferimento cinematografico e storico). Li abbiamo intervistati.

Chi sono e come nascono i RAìSE?
I Raìse sono Luca Brunello (ritmi) e Fabio Silvestri (suoni), nascono dalla scissione del trio alfamonx, formazione standard basso chitarra batteria, strumentale.

Alla scissione Luca e Fabio decidono di continuare in una formazione a due, quindi ri-arrangiano ogni spora e struttura delle produzioni precedente, revisionano il setup di chitarra e batteria fino a trovare un equilibrio sonoro che li porta al completamento del loro primo album CREPA!

Definite “Crepa!” un album “etno-tribal-punk-noise”. Se doveste definirlo senza fare ricorso ad aggettivi legati a generi musicali, che parole scegliereste?

Non lo vogliamo etichettare il nostro suono, più che altro lo tagghiamo, lo dobbiamo fare proprio per dare vita semplice a organizzatori, produttori, label, recensori eccetera, con parole e vocaboli conosciuti, anche se come già detto non ci interessa minimamente.

La definizione che più ci piace è “disorientamento”, quello che leggiamo in faccia a chi ascolta i nostri live nei primi due minuti, dove non trova parole, basso e soprattutto il charleston che fa muovere il piedino, quindi o ascolta e si immerge, oppure c’è il bancone.

Se si vuole una nostra definizione alla nostra musica convergiamo tranquillamente su “esperienza”, la nostra musica è solo esperienza gettata all’aria, la vita è l’ispirazione tutto qua.

Mi raccontate ispirazioni e idee alla base di un disco così potente?

Diciamo che il quotidiano ci porta a una certa furia, la giornata ti seziona nei sentimenti e nei bisogni vitali: alzati, lavora, corri, mangia in piedi, ascolta le liti tra i colleghi buonisti contro i realisti, poi c’è la Champions, Porta a porta, le tasse…

E garantiamo che i Raìse se ne sbattono totalmente di tutto, ma bisogna arrivare alle 21.00 di sera per fare prove… più delle volte non mangiamo neanche per suonare.

Ma comunque non lo facciamo per rientrare nel cerchio del rock o dell’indie, stiamo proprio meditando sul fatto che prossimamente non dovranno esserci più limiti nella nostra musica. Le nostre ispirazioni sono sempre rivolte alla natura, alla libertà e soprattutto ai nostri bisogni, per noi la musica è un bisogno.

Vorrei conoscere i vostri punti di riferimento musicali.

Entrambi abbiamo ascoltato di tutto, dalla musica più violenta a quella più acustica, non abbiamo dei target di riferimento, l’importante è che non ci annoi. In questo periodo stiamo ascoltando molto Dead Can Dance, elettronica e musica etnica… Abbiamo apprezzato molto l’ultimo disco dei Tool, per il suono e la composizione.

Quali saranno i vostri prossimi passi?

Già prima della fine delle registrazioni di Crepa! eravamo al lavoro su nuovo materiale, siamo soddisfatti delle sonorità e dove ci stanno spingendo, sentiamo crescita e maturazione.

Intanto, assolutamente, vogliamo girare il più possibile e cercare di farci conoscere per chiudere il cerchio di Crepa! E rientrare con i costi per il prossimo lavoro.

Non ci dispiacerebbe incontrare persone nel circuito della musica che facciano delle proposte invitanti e stimolanti con la quale collaborare, se sono interessate che si facciano avanti.

RAìSE traccia per traccia

Si parte dalle movenze furibonde ed esasperate di Driepapegaaien, prima traccia che mette la potenza in primo piano, pur dimostrandosi in grado di agire anche nel settore del ripensamento.

Se(a)rch)o( è un delirio di parentesi quanto al titolo ma è piuttosto diretta se guardiamo il discorso sonoro, che si avvicina quasi al metal.

Parte molto piano Ont/da, ma è solo un’impressione iniziale: il drumming si riaccende presto e si fa martellante, ispirando un pezzo suggestivo e intenso.

Ecco poi la title track, Crepa!, che parte quasi con serenità, prima di infilarsi in meandri di imboscate tambureggianti. Ma è brano dalle varie vite e dai vari cambi d’umore, capace di sollevarsi all’improvviso.

Commuovelalegge è un altro brano particolarmente magmatico ma anche in grado di inserire variazioni fantasiose nel corso della colata lavica. Nel discorso si inseriscono poi citazioni dal film Sacco e Vanzetti, con Gian Maria Volonté.

Il finale, con Colmare, non è tranquillo ma cresce in modo costante. Poi affronta avventure diverse ma si tratta sempre di movimenti di chiusura e riapertura molto vibranti.

Lavoro molto potente e coerente quello dei RAìSE, che riversano molti sentimenti nelle sei tracce, ottenendone un disco sfaccettato e ribollente non soltanto di suoni ma anche di idee.

Genere: noise

Se ti piacciono i RAìSE assaggia anche: OvO

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