Anticipato dai due singoli The Hopscotch e Memento è disponibile su tutti gli store digitali, Wires l’album d’esordio autoprodotto dei Random clockwork. Dopo un’intensa lavorazione di oltre due anni la band produce un disco con un electro-sound solido e granitico di stampo internazionale.
Random Clockwork traccia per traccia
Si parte subito acidi: Inanna è pezzo molto ritmato e con la voce in buona evidenza, su un letto di sonorità inquiete.
Ecco appunto The Hopscotch, danza selvaggia ed elettronica con tratti esagitati e suoni molto internazionali.
Frammenti di pop e di dance si concretizzano anche all’interno di Memento, altro singolo e altro brano d’impatto.
Più moderata e costruita a partire dal basso Event Horizon, che ha battiti profondi e si aggira in ambienti oscuri.
Schermaglie ritmiche e suoni scivolosi caratterizzano Faster Transmission. Un beat molto insistente caratterizza invece Magneto, che comprende anche pause di calma abbinate a strappi di ripartenza.
Risuonano profondi gli accordi iniziali di Wires, title track che rappresenta anche un momento di relativa calma all’interno di un disco scalmanato.
Gioca con ambiguità e sensualità Felina, che cresce un po’ per volta. Con Macula si rimane in ambienti animali, con chiariscuri continui.
Il disco chiude con un ultimo pezzo appuntito, Amigdala, che lascia gli ultimi strascichi electro sul piatto.
Il disco dei Random Clockwork prende e mantiene direzioni molto precise dall’inizio alla fine, mostrando una band con idee molto chiare e con molta voglia di contaminare i suoni e di arrivare a risultati molto plastici e d’impatto.