Si chiama Vado il secondo lavoro di Alessandro Gabini, in arte Gaben, pubblicato dall’etichetta indipendente Vina Records. Musicista, artista visivo, produttore di Sheepwolf (2013), ultima fatica di Violante Placido, nonché bassista di Mauro Ermanno Giovanardi e musicista spesso al seguito di Cristina Danà e Francesca Lago, Gaben torna, a distanza di sei anni dalla precedente pubblicazione, con una nuova proposta musicale che coinvolge diversi musicisti del panorama indipendente italiano e non solo.
Undici tracce inedite che vedono la partecipazione di Andrea Moscianese, Piero Monterisi (batterista di Daniele Silvestri) e Mino Vitelli. Il brano “Slegati” è scritto da Gaben con Violante Placido.
Gaben traccia per traccia
Il disco si apre con Niente paura, dai toni freddi, con un range di influenze che viaggiano dai CSI al kraut rock. L’aria si riscalda leggermente con Astensione, che schiaccia l’acceleratore, mentre Tutto Gratis rallenta e inserisce elementi di elettronica più evidenti che negli episodi precedenti. Il cantato rimane sempre piuttosto asettico, ricordando in più fasi lo stile di Giovanni Lindo Ferretti.
Si prosegue con Tutto Strano, che si mette un abito “da cantautore”, inserendo per lo più strumenti analogici nel contesto generale. Si torna a toni neutri con Buongiorno, di nuovo robotica e influenzata da new wave e post punk. Con la già citata Slegati e ancor più con Le Persone la situazione si ammorbidisce un po’, nel senso che si esce dalla luce fredda per entrare in ambienti più apertamente rock, influenzato ora dal pop ora dal punk.
Giochetti elettronici e toni tra Kraftwerk e Devo per Programmazione, che di nuovo riporta alla mente i dischi dei CSI. Il pezzo si chiude con derive elettroniche che scivolano via. Panorami desolati e toni cupi quelli che caratterizzano Superficie, in cui il synth prevale ma senza regalare gioia.
Si arriva alla title track, Vado, che prosegue sulla strada dell’oscurità, mentre il disco si chiude con le note insistenti e aggressive di Tutto Liscio.
Una voce originale, quella di Gaben, che conferma buone impressioni e la capacità di produrre composizioni originali pur richiamandosi apertamente a molti modelli nobili.