Si chiama Eresie il nuovo progetto discografico del cantautore bresciano Alessandro Sipolo: un disco che, come a volte succede, è uscito qualche mese fa ma trova un rilancio “comunicativo” in questi giorni, con una proposizione del disco in streaming su alcune delle migliori webzine italiane. Ma in fondo, delle altre webzine, chissene: è qui su TraKs, ed è questo che conta.
Registrato da Taketo Gohara e co-prodotto da Giorgio Cordini, il nuovo lavoro vede la partecipazione di musicisti importanti quali Ellade Bandini, Alessandro “Finaz” Finazzo (Bandabardò), Alessandro “Asso” Stefana e Max Gabanizza.
Il disco si apre con la title track, Eresie, canzone determinata e consistente, con suoni antichi e moderni mescolati in modo da mostrare il lato più sanguigno. Gagiò Romanò tiene i ritmi alti, accetta qualche inserto di sapore tzigano, mentre Le Mani sulla città si scopre sempre baldanzosa e d’impronta folk, ma un po’ più contenuta, soprattutto nei modi del cantato. Tra respirare e vivere cambia del tutto prospettiva e prende ispirazione dalle vicende di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro, per mostrare un lato decisamente più meditativo della poetica del cantautore bresciano.
Altra vicenda e altri ritmi quelli di Dannata, molto più solare e cantata a voce più alta. Che dire di Arnaldo, ritmi sudamericani per uno spunto iniziale fornito nientemeno che da Arnaldo da Brescia, ovviamente eretico, che aveva idee strane tipo la rinuncia della Chiesa alle ricchezze materiale, e che altrettanto ovviamente è finito sul rogo.
Denoda torna a modi gentili, facendo rivivere in modo concreto le radici folk, mentre Saintes Maries suona molto “da cantautore” (un po’ di De André, un po’ di Fossati, qualche pizzico di Chico Buarque). Cresceremo anche noi sposta l’enfasi sul giro di chitarra, ma la voce si fa più profonda e scava solchi importanti. Si passa a idee decisamente diverse con l’allegria (francamente immotivata, sotto certi punti di vista) di Comunhão Liberação, dedicata a un ben noto movimento clerical-politico, non brillantissimo negli atti di fede, ma attivissimo sul piano degli affari. Il disco si chiude con Alla sera, titolo foscoliano per una ballata gentile, che però si trasforma in festa campestre verso il finale.
Alessandro Sipolo: l’intervista
Abbiamo anche intervistato Alessandro Sipolo, cercando di capire qualcosa in più rispetto al suo album.
“Eresie” è il tuo secondo disco: puoi raccontarci su quali basi e premesse hai scritto e composto queste canzoni e perché hai scelto questo titolo?
L’etimologia greca della parola “eresia” significa “scelta”. Il suo significato più comunemente inteso indica un pensiero “disobbediente” rispetto al dogma. Nei dialetti del nord Italia “eresia” equivale a “bugia”, “sciocchezza”. Gli undici brani del disco provano a declinare questi tre significati riferendoli a temi diversi. Eresie è una riflessione sulla necessità di approfondimento e disobbedienza.
Il nostro tempo offre una quantità enorme di informazioni e opportunità di conoscenza. Eppure i ragionamenti pubblici, per esigenza di sintesi e immediatezza, sono sempre più riassunti in slogan, sempre più superficiali. Ma le nuove sfide sociali sono sempre più complesse. Richiedono approfondimento. La democrazia richiede conoscenza. Senza di essa è un esercizio di stile. Avevo bisogno di esprimere la mia insofferenza a questo fast-food delle idee. Così ho cominciato a scrivere i brani di questo disco.
Nonostante alcuni degli argomenti affrontati dai testi siano di un certo peso, il disco dà spesso l’impressione di scorrere fluido e sereno: che tipo di momento e di atmosfera ha fotografato questo album?
Distillare pensieri in testo e musica per me è un’esigenza e una terapia. Lo faccio soprattutto per liberarmi e trovare sollievo. Non per insegnare qualcosa a qualcuno. Rifiuto gli steccati dei generi musicali. Parlo di ciò che mi interessa. Non d’altro. Amo usare per ogni pezzo la veste musicale che mi pare più adeguata. In Eresie si passa dal rock blues alla rumba, dal country alla samba. La varietà mi stimola e mi aiuta a combattere la noia. Credo sia poetico ballare mentre si ascoltano contenuti politici. E riflettere mentre ci si diverte. Lo trovo contrario alle mode prevalenti. Dunque eretico.
Come nascono le collaborazioni di Gohara, Finaz, Bandini, Stefana?
Quattro anni fa ho conosciuto Giorgio Cordini, musicista, compositore, produttore, noto al grande pubblico per essere stato a lungo nella band di De André. Lui sentì una mia canzone e poco dopo, nel gennaio 2013, decise di produrre il mio primo album, “Eppur bisogna andare”. Da allora la nostra collaborazione non s’è mai interrotta.
Quando ragionavamo sulla realizzazione di Eresie lui mi ha proposto di coinvolgere alcuni grandi nomi del panorama musicale italiano, come Taketo Gohara, Ellade Bandini, “Asso” Stefana, Max Gabanizza e tanti altri. Lui li ha contattati e loro hanno accettato. Senza Giorgio questo non sarebbe stato possibile. Per quanto riguarda Finaz il discorso è leggermente diverso perché ci conoscevamo da tempo e lui aveva già apprezzato il mio primo disco. Sentire le mie canzoni prendere forma attraverso l’arte di questi musici è stato magnifico.
Puoi raccontare come nasce “Tra respirare e vivere”?
E’ un tributo a tre eretici contemporanei: Piergiorgio Welby, Eluana Englaro e il padre Beppino. Persone martoriate dai nuovi inquisitori per il solo fatto di aver rivendicato il possesso della propria vita. Persone che hanno reso pubblico un dramma privato per garantire diritti a tutti. Insomma, persone che stimo profondamente.
Il disco è uscito in origine a novembre 2015: hai già pronte canzoni nuove oppure sei concentrato nel suo rilancio?
Sono concentrato sulle date live. La registrazione del disco è stata per me pienamente soddisfacente. Il risultato finale rispecchia perfettamente ciò che avevo in testa. Però l’incontro diretto col pubblico è ciò che mi interessa di più. I concerti stanno avendo un’ottima risposta. Sentiamo sempre più calore. Ora penso solo a godermi questo tour. Ho molte idee rispetto a progetti futuri, ma non è tempo di coltivarle.
Puoi raccontare la strumentazione principale che hai utilizzato per suonare in questo disco?
Non ci siamo fatti mancare davvero nulla, anche grazie a quel paese dei balocchi che si chiama Officine Meccaniche. Comunque, chicche a parte, direi: acustiche, classiche, elettriche, pedal steel guitar, bouzouki, mandolino, charango, basso, batteria, tromba, fisa e tante percussioni. Come potrai dedurre, non sono esattamente un cantautore chitarra-voce… Preferisco la festa. Specialmente se eretica.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimi di più in questo momento e perché?
Ora non ho un riferimento in particolare. Amo i live travolgenti della Bandabardò. Stimo gli Afterhours. Rimpiango i Litfiba e i C.S.I.