Michele Bitossi, in arte Mezzala, pubblica un nuovo disco: Irrequieto è il nuovo album di inediti del musicista e cantautore genovese (già leader dei Numero6). Il disco esce per The prisoner records con distribuzione Believe digital.

Il nuovo disco esce a quattro anni di distanza dall’esordio solista Il problema di girarsi. In questi anni Mezzala ha realizzato un album e un ep dei Numero6, ha scritto molte canzoni per sé e per altri e ha lavorato a vari progetti musicali in diverse vesti.

Mezzala traccia per traccia

Si parte con Le tue paure, atmosfere da highway americana, slide guitar, ritmi medio-alti, Rhodes, e un’aria vintage ma non troppo nostalgica. Mi lascio trasportare rallenta un po’ e accoglie un impianto più vicino al cantautorato italiano recente.

[soundcloud url=”https://api.soundcloud.com/playlists/109069817″ params=”color=ff5500&auto_play=false&hide_related=false&show_comments=true&show_user=true&show_reposts=false” width=”100%” height=”80″ iframe=”true” /]

Ha il sound del funk ma anche i toni della filastrocca Biodegradabile, morbida e non priva di ironia. Più alti i livelli di pathos, e la voce, in Capitoli primi, che sottolinea buone capacità anche in chiave pop. Questo è l’unico testo non scritto da Bitossi, bensì da Matteo B. Bianchi, ma anche qui si nota lo stesso spirito che anima il resto del disco.

Sei l’unica ferita alza un po’ i ritmi, con tastiere, cori e fiati, per ottenere un’ambientazione molto colorata e morbida. Con il basso in buona evidenza, La classifica rimane sul filone ironico, sia per la musica, sia per il testo, che racconta un’intervista dagli esiti piuttosto improbabili.

Buona batteria in partenza di A chi non vuol giocare, che poi apre le sonorità e accoglie idee piuttosto solari e fresche. Qualche idea più british nell’andamento di Se mi accontentassi, che con i fiati comunque mantiene il clima disteso e tranquillo.

Base blues e fiati a distesa con Ancora un po’ bene, che guadagna ritmo a ogni svolta. Constatazione amichevole apre invece di tastiera e si adagia su cadenze più lente, in linea con i temi meno scanzonati, per una volta, del brano.

Ci si riporta comunque in alto con i ritmi con Fino a Liverpool, pur senza esagerare, con qualche accenno di blues e qualche sapore funk ad adornare un pezzo di buon sapore, che denuncia le influenze beatlesiane (non esageratamente invadenti). Si chiude con Chissà, che vede l’intervento di Zibba, nella parte della voce critica, in una delle canzoni più eterogenee e “sparse” del disco.

Ogni tanto, durante l’album, si ha l’impressione di viaggiare su uno di quei barconi a ruota che percorrevano il Mississippi: non perché sia un disco di jazz o da big band (anche se la band è piuttosto big), ma il clima suggerito dalle canzoni di Michele “Mezzala” Bitossi ha a che fare con una sorta di easy way of life da tramonti sul fiume.

Se ti piace Mezzala assaggia: Calvino, “Gli Elefanti”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi