Anche quest’anno TraKs celebra il Record Store Day di oggi con uno specialino, un po’ diverso però da quello che fanno tutti: abbiamo chiesto a qualche artista (a molti artisti, a dire il vero) qual è stato il vinile più importante per loro.

Ecco le risposte:

Pierpaolo Lauriola
“Adoro i vinili. Quando io ho iniziato ad ascoltare musica c’erano le cassette per  lo scambio di playlist e c’erano i vinili. Per me è sempre difficile fare classifiche poiché ogni vinile ha aggiunto qualcosa di bello alla mia vita. Se proprio devo sceglierne uno, quello su cui ho messo più volte le mani per me è stato Rattle and Hum degli U2. La scelta è più di cuore che di testa. Non è il loro disco migliore ma è coinciso con una fase di crescita della mia vita. Questo disco è una branca di The Joshua Tree. Che è un disco grandioso. E precede Achtung Baby, che è un disco che ha segnato intere generazioni. Gli stessi Radiohead hanno attinto molto soprattutto fino a OK Computer. Se ci penso è anche grazie a Rattle and Hum se nel tempo mi sono avvicinato e poi ho imparato ad apprezzare artisti come B.B.King, John Coltrane e in particolare l’album A Love Supreme, Miles Davis, Joy Division per via della citazione nei live proprio durante With or Without You, i The Beatles e i Rolling Stones, Bob Dylan”.

Fargas
John Cale “Paris 1919”

Enrico Ruggeri (ex Hogwash)
“Close to the edge” degli Yes. Dopo anni ad ascoltare metal e affini incappai in questo disco e mi aprì ad un mondo musicale complesso e per me completamente nuovo.

Ettore Craca (Open Zoe)
“Jeopardy” dei The Sound perché è quello che più si avvicina alla musica che vorrei suonare.

Salvo Ruolo
“Exile on main street” dei Rolling Stones. È una questione di lune, equinozi e sistemi solari nuovi e sanguinanti. E di altri 1000 motivi inspiegabili.

Paolo Topa (Il Vuoto Elettrico)
“Animals” dei Pink Floyd: per la prima volta scoprivo che cos’era l’alienazione della specie umana…

Alia
L’omonimo di Tracy Chapman dell’88. A dodici anni quella voce indefinibile, il look ambiguo, la potenza dei testi: un cortocircuito devastante.

Gian Luca Mondo
“Rock’n’roll Animal”, Lou Reed

Lorenzo Cetrangolo (Plunk Extend)
Pochissimi vinili da queste parti (per ragioni anagrafiche), tutti della collezione di famiglia. Quello che ho fatto girare di più è un disco “minore” di De Gregori, “Terra di nessuno”. Il finale di “Vecchia valigia” col fruscio della puntina è di una malinconia senza tempo.

Marko Miladinovic (Fedora Saura)
La mia folgorazione fu “Enough about human rights, in The Viking of Sixth Avenue” di Moondog.

Dulco Mazzoleni (MOOSTROO)
“Meddle”, Pink Floyd – 1971 del babbo!

Alberto Meggiorin (Gnac)
Tim Buckley, “Lorca”.

Andrea Zingoni (NoN)
Dal baule dei vinili di mio zio, pesante eredità, non richiesta, ricevuta in tenera età, “More” dei Pink Floyd e “Absolutely Free” dei Mothers of Invention mi facevano e mi fanno ringrullire, molto.

Edoardo Chiesa
“White album” dei the Beatles. Trovavo bello che nello stesso disco (seppur doppio) convivessero canzoni così diverse come come “Martha my dear” ed “Helter Skelter”.

Simone Perna (3 fingers guitar)
Scelgo quello che mi ha convinto a quindici anni a chiedere a dei ventenni di entrare nella loro band dicendo a me stesso: “Fanculo, lo posso fare anch’io” che è un po’ diventata la mia attitudine: “Nevermind the Bollocks” dei Sex Pistols.

Ivano Colombi (Freddocane)
“Dark Side of the moon”. Motivazione: penso sia in assoluto l’apice dei Pink Floyd e poi quella cazzo di copertina… Dovrebbero studiarla nelle scuole di design se già non lo fanno!

Emiliano Mazzoni
Mi dispiace un casino ma non ho avuto esperienze importanti con 33 giri…. però avevamo un juke box nel locale… da molti anni, io ci ho passato gli anni ottanta ad ascoltarlo capendoci poco… ma fra i reperti che avevano resistito alla moda ricordo che mettevo sempre “Con le mie lacrime” degli Stones.. cantata in italiano stile Stanlio e Ollio da Mick Jagger, ma per il sondaggio non vale…

Paolo Macina (Clamidia)
Beh… io i miei flash li ho avuti con le cassette, ma girava qualche vinile in casa “Koln concert” di Keith Jarrett o “Per vivere un grande amore di Vinicius de Moraes” e “Houses of the Holy” dei Led Zeppelin”.

Arcane of Souls
Gli unici vinili in casa erano delle mie sorelle, io ho sempre comprato solo CD. Uno su tutti era il mio preferito: “Blue’s”, Zucchero Sugar Fornaciari, 1987. Avevo nove anni, mia sorella lo sparava sempre su e io cantavo “Solo e una sana e consapevole libidine….” Probabilmente parte da qui la mia voglia di “caciara”.

Giuseppe Righini
Compro vinili da quando avevo dodici anni ( il primo in assoluto fu “The singles 81-85” dei Depeche Mode), ne ho più di mille e li amo – quasi – tutti. Cito però “Brilliant Trees” di David Sylvian, responsabile principe della mia primissima spleeny adolescenza a passeggio per il mare d’inverno riminese. Molte altre e diverse stagioni sarebbero arrivate poi.

Francisco Soldano (Un Giorno di Ordinaria Follia)
Il primo vinile che mi ha sconvolto è stato “Time out” di Dave Brubeck… Lì capii due cose: 1) esistono nella musica mille colori e ritmi; 2) non sarei mai diventato un jazzista.

Sandro Campani (Ismael)
“KO de Mondo”, CSI.

Matteo Lodetti (Le Capre A Sonagli)
“Sul Fondo Insieme A Tutti Gli Altri Sassi” degli Infarto.

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