Si intitola Gringo Vol. 1 il nuovo album dei Selton, disponibile per Island Records/Universal Music Italia su tutte le piattaforme digitali e nei formati fisici: lp nero per tutti gli store ed edizione deluxe con LP trasparente e gli iconici Occhiali Paraluce disegnati nel 1953 da Bruno Munari (in collaborazione con Corraini Edizioni in esclusiva per lo shop Universal): https://island.lnk.to/GRINGO-Vol1.
Volevamo fare un disco che suonasse Gringo. Ecco un altro significato della parola: in Brasile si dice così per descrivere qualcosa difficile da classificare, che sembra arrivato da un altro pianeta. E, dopo tanti anni, la nostra urgenza era quella di fare un disco che fosse rilevante innanzitutto per noi e che non fosse dunque soltanto ‘un altro disco dei Selton’. Per questo abbiamo deciso di usare il tempo a nostro favore e di tornare solo con qualcosa di importante da dire, qualcosa di ‘gringo’
Per la produzione è stato coinvolto Ricky Damian, giovane professionista italiano fuorisede e fuoriclasse, come lo definiscono i Selton, vincitore di un Grammy Award per Uptown Funk di Bruno Mars, e braccio destro di Mark Ronson, trapiantato a Londra per inseguire il suo sogno “anche lui è un gringo a modo suo”. Con i Selton ha registrato buona parte del disco nello Studio 13 di Damon Albarn e, tra sintetizzatori e strumenti provenienti da tutto il mondo, ha contribuito profondamente alla ricerca sonora del disco.
Selton traccia per traccia
Si parte da Sangue Latino, con Ney Matogrosso, già presentata come singolo: passo ragionato ma anche capace di piccole esplosioni sonore, a proclamare un canto libero e un sangue latino che assomigliano a marchi di fabbrica.
Con quello che sembrerebbe un gioco di parole che fa pensare ai Cara Calma, ecco Calma Cara, canzone piuttosto languida ma con un certo ritmo, mentre si ondeggia sulla spiaggia.
Il Tropico prende possesso di Fatal, che parla di un “encuentro” e si fa drammatica ma anche ironica, mentre disegna piccoli arabeschi di chitarra. Coretti e solarità diffuse su Café Pra Dois, che ha modalità un po’ jazzate e un certo relax che filtra attraverso le note.
Si torna a cantare in italiano con Mezzo Mezzo, che ha anche qualità da indie pop, pur con un certo tocco di morbidezza peculiare e arpeggi di chitarra un po’ più elaborati. Finale un po’ più brasileiro e con qualche colpo.
C’è poi il racconto del Calamaro Gigante, che da sotto la superficie del mare osserva il naufragio di Cutro del 26 febbraio 2023, con tantissima compassione e senza retorica.
Più tranquille anche se malinconiche le onde che circondano Maresia: i panorami marini fanno da contorno a una storia d’amore che affronta difficoltà ma anche promesse. Le percussioni aprono Loucura, che vede una collaborazione con Marco Castello, la cui voce si adatta perfettamente al dialogo e ai suoni del brano.
A chiudere Tears in the Swimming Pool, che cambia lingua usando l’inglese ma anche stile, avvicinandosi al folk internazionale: possono tornare in mente riferimenti tipo Kings of Convenience per un brano morbido che si stacca dal resto del disco per alcune modalità, senza però “stonare” se accostato alle altre canzoni del lavoro.
Animale strano, i Selton: con la loro mescolanza tra Italia e Sudamerica hanno costruito nel corso degli anni una proposta decisamente singolare. Un indie pop tropical che piace senza condizioni, anche se non fa perno sempre e per forza sulla semplicità, soprattutto sonora.
Ma il punto di riferimento è invece la qualità, con un lavoro attento sui suoni e testi scritti sempre in modo poetico e intelligente. Il fatto che sia pop non consente di scadere nella banalità e i Selton lo sanno perfettamente: lo dimostra un disco vario, interessante, capace di intrattenere dalla prima all’ultima nota.