SHORTRAKS: tre recensioni in breve

SHORTRAKS torna per raccontarti tre dischi che potrebbero esserti sfuggiti. Questa volta tocca ai lavori di Fase 39, Lorø, Nicole Stella.
Fase 39, Imperfetto
Imperfetto è il nuovo ep dei torinesi Fase 39. Cinque brani diretti e autobiografici, prodotti da Claudio Arfinengo e composti con la collaborazione del cantautore Daniele Libassi, che sono sospesi tra il pop ed un’elettronica minimale, fino ad arrivare a derive r’n’b e hip hop. La prima traccia dell’ep è Mondo digitale, polemica nei confronti della spesa dal divano e acida nei suoni e nei toni. Qualche livello di profondità maggiore si legge all’interno di Imperfetto, title track dal passo irregolare. Cristallo è ballata acustica con forti coefficienti di malinconia. Il finale di canzone è allargato e orchestrale, quasi battistiano.
Ingresso violento in Vita in affitto, che però si ammorbidisce presto, anche grazie a un cantato sostanzialmente hip hop. Uscita moderata ma viva con Confusion pezzo apertamente pop che chiude il lavoro. Buon ep per i Fase 39, che non disdegnano sonorità vicine al mainstream senza però precludersi vie più coraggiose.
Lorø, Hidden Twin
Hidden Twin segna un capitolo più maturo nell’evoluzione artistica del progetto, dove la ferocia e spontaneità prendono il sopravvento sull’eleganza stilistica dimostrata nel primo self titled. Entrata roboante con Low Raw, dominata dal drumming furibondo e da un impatto noise totale. Un po’ più sfaccettata Choke, che pur non rinunciando alla potenza introduce passaggi più dialettici e anche il cantato.
Last Gone opta per un movimento molto fluido ma anche stratificato, con la voce che resta, inquietante, sullo sfondo. Deaf’s Hymn, centro dell’album, torna a modi spicci e a una colata lavica dominante. Il drumming torna protagonista con Point and Comma, mentre la title track Hidden Twin si allunga su atmosfere oscure con indizi psichedelici crescenti. Si finisce con una molto adirata Inerxia Drive Me As Only You Can Do. Un ep molto potente ma che non ha soltanto la potenza come ingrediente, anzi propone sonorità piuttosto sfaccettate e interessanti.
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Nicole Stella, Canzoni per Vivienne
Le Scale apre il disco con voce e chitarra, su toni depressi e con un cantato particolarmente pronunciato. Più sommessi i toni de L’idea, che si muove sul limite tra sogni e incubi. Cori e sensazioni jazzate prendono possesso de Gli Amanti, mentre Il Dottore trova strade molto più dolorose e intime, passando per una tessitura fitta. Si danza, ma senza leggerezza, ne L’Umanità. Si chiude ancora con la sofferenza de La Bugia. Qualche forzatura in meno nel cantato gioverebbe a Nicole Stella, che però compensa con una scrittura molto attenta ai dettagli e molto plastica.
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