Silent Carnival, “Somewhere”: recensione e streaming

Somewhere è il terzo album di Silent Carnival, creatura sonora che Marco Giambrone ha cresciuto a partire dal 2012. E’ un lavoro che segna una piccola svolta nel modus operandi che fino a ora aveva contraddistinto i precedenti episodi, relegando ogni aspetto della produzione, registrazione e missaggio allo stesso Giambrone e affidando il mastering nelle sapienti mani di Giovanni Versari.
Registrato tra gennaio e febbraio 2018 nello studio/casa di Cammarata , Somewhere ha confermato le presenze di Caterina Fede, Alfonso De Marco e Andrea Serrapiglio ma si è impreziosito di nuovi collaboratori come Stefano De Ponti, Luca Andriolo e Luca Serrapiglio.
Silent Carnival traccia per traccia
Si parte da tutte le inquietudini espresse all’interno di Cold as Marble, brano contrassegnato da un battito potente e regolare e da atmosfere da rock alternativo ipnotico e un po’ ossessivo anni Novanta.
Ecco poi la title track Somewhere, che si alza piano dall’orizzonte e dal deserto per aprire lo sguardo a vastità sonore caratterizzate da piccoli rumori e grande minimalismo.
Shiny Empty Boxes continua su ritmi lenti, suoni acustici, una struttura complessiva importante che si nutre di atmosfere che a un certo punto prendono una piega epica.
Voci d’Oriente, piuttosto scomposte, caratterizzano Calvary, marcia lenta e soffertissima, con i fiati che sottolineano il percorso.
Anche Endurance ha un passo lento, ma un po’ più alleggerito, con qualche sensazione di dolcezza arricchita dalla voce femminile nel background. Il finale di chitarra sorprende e colpisce.
Arles riporta un senso di calma acustica, amplificata attraverso i vari stadi sonori della canzone, che marcia regolare.
Atmosfere da cantautorato in toni oscuri (Giant Sand, Nick Cave, da quelle parti lì) sono quelle che contrassegnano Innocence.
C’è un senso di isolamento ovattato all’interno di Labyrinth, che procede ieratica e con suoni d’organo che riempiono l’aria alle spalle del cantato.
La chiusura dell’album è affidata a Like gaming cards, con derive psichedeliche pronte a concretizzarsi da un momento all’altro.
C’è un senso di immanenza quasi biblica in alcune delle canzoni di Silent Carnival e di questo disco in particolare che non lasciano indifferenti. E anche in tutte le altre c’è un lavoro certosino nella ricerca del suono giusto, che porta a un album che va gustato con attenzione dall’inizio alla fine.