Sin of Night è una hard rock band tutta al femminile nata a Roma nel 2012 da un’idea della cantante Aivil e della chitarrista Julie: dopo varie ricerche si uniscono al gruppo prima la bassista Electra e poi la batterista Noemi. Oggi la band ha pubblicato l’esordio Take the Snake prodotto da Gianmarco Bellumori.

Una band femminile che suona rock non è una novità, anche se da noi non se ne sono viste poi così tante: le Sin of Night dimostrano l’energia giusta per sostenere il genere che hanno deciso di suonare, ma anche quel pizzico di inventiva in più che consente all’album di non essere troppo monolitico.

Sin of Night traccia per traccia

Dopo l’apertura di Fallen, che si mette in pari con tracce al contrario, appelli rock e orpelli vari, ecco Suicide, anthem che non a caso è stata scelta anche per video e singolo: buona la carica e la cattiveria, ma anche l’abilità strumentale e una certa sensibilità che non si può proprio definire “pop”, tuttavia sicuramente accattivante.

Molto potente Grindhouse, che dopo aver lasciato spazio iniziale alla chitarra cambia passo e introduce anche qualche curiosa dissonanza. Oh my mind illude sulle prime di essere di fronte a una ballata struggente: in realtà a struggersi nella seconda parte della canzone sono soprattutto le corde della chitarra, martellate in modo furente.

Meno furibonda The Flame of Rock’n’roll, che comunque non è certo in vena di pacificazione e gioca con i cliché del rock facendo balenare sullo sfondo ricordi del metal classico. Si riprende a correre (non che si fosse mai smesso) con Iron Sunset, un tramonto di ferro rinforzato da robuste dosi di batteria e chitarra.

Snake’s daugherts prosegue nel discorso con cori e chitarra fiammeggianti, mentre Coming Home abbassa i toni e mostra un lato differente delle Sin of Night, impegnate questa volta sì in una ballad, che pure acquista corpo e robustezza nel corso del brano. Riff assassino iniziale e batteria a rotta di collo per Criminal Eyes, che propone cambi di ritmo e sterzate brusche, con un finale interessante.

Anche Whiskey Dreams inizia piano e poi cresce di volume, mostrando il potenziale per essere un altro singolo. Chiusura affidata a Unrepetant Sinner, un modo molto rumoroso per sbattere la porta dell’album.

La voce non è potentissima, ma questa particolarità lascia spazio a qualche variabile interessante. Buona la carica, buono il rispetto per i “maestri” di questo genere e di quelli contigui, buona la versatilità messa in mostra dalle Sin of Night in alcune canzoni non troppo ortodosse.

https://www.youtube.com/watch?v=E9jpBr9VqPA

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