Stefano Vergani, “Mi sono giusto allontanato per un attimo (parte prima)”: recensione e streaming

stefano vergani

Migrante al contrario, forse cantautore al contrario, Stefano Vergani pubblica il proprio nuovo disco Mi sono giusto allontanato per un attimo (parte prima), la cui seconda e conclusiva parte uscirà a settembre.

Nato in Brianza ma da quattro anni trapiantato in Sicilia dove, racconta, si è ambientato benissimo, Vergani pubblica oggi sette canzoni in controluce, ricche di esperienze e forti di vita.

Stefano Vergani traccia per traccia

Musica apre il disco: l’influenza dei maestri (Conte su tutti) si sente, ma si capisce fin da subito che si è di fronte a una sorta di manifesto, certo cantato con quella voce lì, quasi a mezza bocca, quasi vergognandosi. Anzi, una sorta di chiamata alle armi un po’ nostalgica: “Colleghi sedicenti cantautori ritorniamo alle montagne verdi/A quel mazzolino di fiori“.

Ritmi molto più contemporanei, ma non mancano archi e cori, in Margot, il primo singolo, che ha un bel ritmo pop e un cantato piuttosto fitto, in un panorama ricco di buoni contrasti.

Un po’ di synth, prospettive inquietanti e anche qualche autocritica di tipo narrativo in Appena Appena, che ha suoni piuttosto leggeri, in opposizione a un testo che sa suonare invece abbastanza trucido. Ma è nella capacità di conciliare i contrasti che emergono le qualità migliori del cantautore.

Il dolore si appunta su un cappotto perso, evidentemente simbolo di altro, all’interno di In equilibrio, canzone morbida e malinconica probabilmente non a caso messa a metà della prima parte del disco.

L’atmosfera si fa molto più calda e un po’ dance con Passi per un colpo di calore, racconto di una notte clandestina persa negli anni ma molto viva nella memoria.

Giocosa e dolceamara, ecco Il silenzio non mi piace, con una ritmica quasi tropicale, e con un ritornello che inizia con una parola come “Bofonchiando”, non proprio roba già vista.

“Quando la speranza dice ‘Scusi, l’ho scambiata per un altro'”: non c’è, ed evidentemente non ci potrebbe essere, tantissimo ottimismo in Leopardi, ma c’è una cadenza quasi muscolare che prende ulteriore vigore con l’andare della canzone. Il finale è un rock-pop della più bell’acqua.

Dopo aver ascoltato la prima parte del nuovo album di Stefano Vergani si può intuire perché abbia deciso di centellinare le canzoni del suo disco: troppi grumi di pensiero tutti insieme possono far male.

Meglio prendersi il tempo di un’estate per coltivare, riascoltare e assaporare le prime sette avventure, magari un po’ ruvide ma sempre intense, per poi prepararsi alla seconda uscita. Per vedere se, una volta che ci si è allontanati per un attimo, sia possibile tornare, in qualche modo.

Genere: cantautore

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