Gulp! è il nuovo album di The Young Nope. Dopo Sciamano, album d’esordio del trio abruzzese, Gulp! è la descrizione della realtà in cui The Young Nope sono immersi, una possibile controtendenza ma insita dello spirito della band spinto verso la ricercatezza tra ciò che è stato e ciò che è.
Gulp! nasce dalla volontà di creare un prodotto originale e diverso dalle attuali realtà del mercato mainstream italiano. Lo sviluppo dell’album riprende il sound e i concetti dei lavori precedenti immergendoli in una dimensione più matura e fluida anche grazie all’aiuto di Marco Pallini produttore della band (già fonico da palco con Malika Ayane e Niccolò Fabi).
The Young Nope traccia per traccia
Partenza in crescendo per l’album: Calcare apre le danze in modo sommesso ma poi si allarga, si fa corale e più gioiosa.
Preso blu si fa più fitta e molto più rock, senza rinunciare all’agilità ma aggiungendo un che di muscolare all’assunto. Si parla di carceri autocostruiti e di empatia.
Disinvoltura e rock’n’roll anche all’interno di Sei un Rolling Stone, un po’ più ariosa e West Coast, con quei cori così aerei.
Un certo senso di libertà elettrica traspare da Cento fiori, che porta nell’aria un po’ di western.
Qualche sciabolata e qualche movimento sotterraneo: l’alternanza tra chiaro e scuro è alla base di Chiudi gli occhi, altro pezzo elettrico e tempestoso. Nel finale persino spazio per voce femminile che vocalizza blueseggiando.
Sogni che vanno nel cesso e carriere fallimentari con Mi piace bere (mi piaci tu), che al di là dell’assonanza del titolo con ben noti successi di Manu Chao, schitarra allegramente e con una certa leggerezza.
Si accenna quasi allo spiritual con Subliminale, almeno sulle prime. Poi la canzone strappa e accelera, e di fronte a un testo semplificato, lascia campo libero a un rock galoppante.
Stare male è uno stato mentale indulge alla psichedelia, con un po’ di attacco frontale, che male non fa.
Più sommessi i toni di Reso fonico, che si accuccia accanto al falò e si ferma alla frontiera tra rock e blues. Si chiude con Musica per un film, coda strumentale invero piuttosto cinematografica e vintage.
Il più grande mistero italiano dei nostri giorni è: perché puoi fare rock soltanto se vieni dall’Abruzzo? Il numero di band che declinano il genere in ogni modo è esponenziale, soprattutto visto che nel resto della Penisola ci si diletta con il pop e le tastierine.
Tornando a The Young Nope, un secondo disco bello pieno a livello di suoni, ruggente e robusto, con un drumming sostenuto e nessuna paura di usare la chitarra. Controtendenza secca e ben eseguita.