Ophelia è il titolo del disco d’esordio della salentina Valentina Marra, prodotto da Miraloop Records – Diamonds. Sette tracce, scritte e arrangiate da Valentina Marra in cui hanno partecipato Alessandro Quarta per la registrazione di “Mankind”, Luigi Botrugno (pianoforte in Ophelia), Eleonora Carbone (arpa celtica) e Alessandro Dell’Anna (tromba in Nemo).

Hai collaborato con grandi nomi della musica italiana ma arrivi all’esordio da solista ora: che cosa ti ha spinto a prendere il centro della scena in prima persona?

Per anni ho studiato e suonato tanta musica classica e l’orchestra è stata la mia vita, poi, spinta dal mio maestro Alessandro Quarta, ho provato a produrre qualcosa di mio ed è così che è nato Ophelia.

Immagino che l’Ophelia del titolo sia quella shakespeariana. Che cosa ti ha colpito nella sua figura (e nelle sue varie rappresentazioni artistiche) tanto da dedicarle un brano e il disco?

Fin dai tempi del liceo sono sempre stata attratta dall’opera di Shakespeare, perché credo che sia stato, e lo è tuttora, un genio nel raccontare e descrivere i pregi e i difetti dell’animo umano. Di Ophelia, mi ha colpito sempre la sua forza da una parte e la sua fragilità dall’altra, davanti alla delusione e disillusione rimanendo purtroppo vittima di se stessa arrivando fino alla follia. La mia Ophelia è ispirata oltre che al personaggio shakespeariano anche al favoloso quadro di Millais, ricco di colori, fiori, natura che circondano lei, ormai immobile davanti alla vita.

Come nascono le collaborazioni del disco?

Come detto, Alessandro Quarta è stato mio maestro e la persona che mi ha spronata maggiormente a comporre. Luigi Botrugno, Eleonora Carbone ed Alessandro Dell’Anna sono dei grandi musicisti e amici da molto tempo, con i quali ho più volte condiviso non solo palchi, ma esperienze di vita.

Che cosa ti piace della musica contemporanea italiana?

Penso che l’Italia sia un paese di musicisti in gamba e da una grande forza creativa ed emotiva, il punto sta nel supportare questo grande patrimonio con le dovute attenzioni che gli artisti italiani meriterebbero, ma spesso, come si suol dire “Nemo propheta in patria”…

Quale, fra le numerose collaborazioni di prestigio che hai portato a termine, ti è rimasta di più nel cuore?

Diciamo che ogni esperienza e ogni collaborazione ha lasciato in me qualcosa, perché quando partii a 20 anni da Galatina, il mio obiettivo era quello di studiare e imparare il più possibile. Ma le esperienze più belle della mia vita sono state ovviamente gli anni dell’Orchestra Giovanile Italiana nella Scuola di Musica di Fiesole, dove è iniziato il mio percorso e dove ho potuto studiare con grandi maestri ognuno dei quali mi ha donato qualcosa.

Primi fra tutti però sono gli indimenticabili anni dell’Orchestra Giovanile “L. Cherubini”, diretta dal M° R. Muti: non è solo un direttore d’orchestra, ma un uomo di un’enorme cultura messa a servizio della musica; ho davvero imparato tanto in quegli anni, sia dal punto di vista musicale che umano (sono nate infatti, importanti amicizie che perdurano nel tempo).

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