Vincenzo Marco Mugavero, in arte VIMA, nasce al centro della Sicilia nel bel mezzo degli anni ’90 durante un mezzogiorno di metà anno. Romantico con i piedi e il cuore per terra, sviluppa fin da piccolo l’amore per le ballad anni ’80.
Supergiugno è il titolo del suo nuovo singolo. Un brano che nasce da sentimenti apertamente contrastanti, poggia su un ritornello cantabile, musicale e soprattutto evocativo, che a livello emozionale viene esaltato da un arrangiamento ben bilanciato e curato nei dettagli, ispirato ai più grandi classici mainstream dell’indie-pop italiano. Ecco cosa ci ha raccontato.
Supergiugno è il titolo del tuo nuovo singolo, che storia racconta?
Parla di una storia d’amore finita male, dove il protagonista si immagina, a un anno di distanza, a ripensare a quegli eventi dolorosi. L’argomento cardine è proprio l’amore che lascia l’amaro in bocca.
A livello di suoni, quale mondo musicale ti appartiene di più?
Sto nella “terra di mezzo” tra brani molto freschi, spensierati e prettamente estivi a una sorta di malinconica ballad, che mantiene un arrangiamento più indirizzato verso l’indie pop. In entrambi i casi mi piacerebbe condire il tutto con una spolverata di suoni anni ’80.
Per due anni non hai fatto uscire nuovi singoli, come mai ti sei fermato e quanto costa ad un cantautore prendersi del tempo per scrivere e vivere nuove esperienze da tradurre in musica?
C’è da dire innanzitutto che in realtà non scrivo molto. Lo faccio quando accade qualcosa che in qualche modo mi folgora. Poi non sento la necessità di dover scrivere per forza sempre qualcosa. Scrivo quando arriva il momento, cercando di dare a ogni parola un suo senso, un suo peso ed è quello che penso di esser riuscito a fare con Supergiugno. Raramente mi era successo prima, anche perché si può dire che sono all’inizio di questa avventura.
Da piccolo suonavi il pianoforte e vieni da una formazione in conservatorio, quando hai capito di voler scrivere canzoni nella vita?
Avviene attraverso un incontro dopo uno spettacolo in un noto locale di cabaret torinese, il Cab41. Entro in contatto con un produttore, Franco Diaferia, che dopo aver assistito ad alcuni shows, in cui imitavo alcuni dei cantanti più famosi, italiani e stranieri, mi invita chiaramente a passare dall’essere un “cantautoma” all’essere un cantautore. Così inizio a scrivere qualcosa di mio e nasce la mia prima canzone prodotta: Capolavoro.
Quali sono gli artisti che hanno influenzato il tuo percorso e ai quali fai riferimento?
Ho sviluppato fin da piccolo l’amore per le ballad anni ’80 guardando i filmini del matrimonio dei miei genitori e sono cresciuto guardando il Festivalbar. Se dovessi fare un elenco di tutti gli artisti da cui sono rimasto più folgorato in assoluto metterei ai primi posti quelli internazionali come Robbie Williams, i Coldplay, poi Dan Black, i Maroon 5 e infine Mika.
Quest’ultimo mi ha praticamente aperto un mondo di sonorità pop che mi a portato a procedere a ritroso fino ai Queen. Da lì, appena adolescente, non mi sono più fermato nell’esplorare ogni tipo di sonorità e contaminazione che mi tengono costantemente ispirato.