Esce il 26 maggio 35mm, il disco d’esordio del compositore e direttore d’orchestra Vito Lo Re. 23 brani, composti, orchestrati e diretti dal Maestro, che rappresentano la colonna sonora di una vita e descrivono i momenti e le storie da cui sono stati ispirati. Nel disco è presente anche una versione del brano “La Prigionia di Alisia” che vede la partecipazione della straordinaria tromba di Nello Salza.

Il disco è significativamente intitolato “35mm”, in riferimento alle pellicole cinematografiche. Ci puoi raccontare la genesi dell’album?

Amo il cinema e le colonne sonore e questo mi pare fin scontato dirlo. Quello che ho voluto fare è un progetto innovativo: usare il linguaggio della musica “soundtrack oriented” non per commentare un film ma per parlare di me stesso. In sostanza porremmo dire che il cinema è un pretesto per parlare di me usando quel tipo di linguaggio. In genere quando un compositore pubblica un disco strumentale e orchestrale, racconta in sostanza il suo percorso artistico-estetico. A me questo non interessava; volevo invece un disco fondamentalmente auto biografico che non segnasse necessariamente un passaggio della mia crescita compositiva.

Mi sembra che tra i brani inclusi nel disco ci siano influenze di vario genere, dal classico al contemporaneo. Quali sono i tuoi capisaldi a livello musicale?

Spesso molti dicono di “ascoltare di tutto”, che poi in genere tradotto significa “tutto quello che passa per radio”. Io invece quando dico che ascolto di tutto intendo proprio questo. Amo la musica classica e lirica, ma anche il pop, i bravi cantautori, il rock, le colonne sonore, il metal, il country. Questo naturalmente non vuol dire che porti tutte questi generi nel mio disco, altrimenti ne verrebbe fuori un gran guazzabuglio e basta. Ma sono abbastanza aperto musicalmente da pensare che esistano solo due tipi di musica: quella che ti comunica qualcosa e quella che non ti comunica niente.

Per tornare quindi alla tua domanda, difficile scegliere dei capisaldi. In maniera estremamente riduttiva e limitandoci agli autori di colonne sonore, amo molto Ennio Morricone, Howard Shore e Jerry Goldsmith.

In che cosa si differenzia il lavoro del compositore di soundtrack da quello del compositore tout court? Quali sono le difficoltà specifiche del genere?

La differenza è tanto semplice da dire quanto difficile poi da realizzare. Se scrivi tout court hai un’idea estetica e la realizzi secondo i parametri che tu hai deciso di darti come riferimento. Scrivendo colonne sonore invece devi prima di tutto incontrare e accontentare l’estetica del regista del film; spesso devi sconfinare in generi che non ti sono familiari o congeniali e la cosa è complessa…

Che cosa pensi dei musicisti tuoi contemporanei? Chi sono quelli che stimi di più?

Non mi piace fare nomi. Ti dico però che viviamo un periodo strano, dal punto di vista musicale: abbiamo infatti un’offerta di musica estremamente alta (soprattutto quantitativamente) e un mercato discografico che non esiste più. Sento tanto talento in giro ma so che la maggior parti di questi ragazzi non riuscirà a realizzare i propri sogni. E questo è un peccato perché tutti dovrebbero riuscire a esprimere la propria creatività.

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