Fuori su tutti i digital store 91, il nuovo singolo di Ypsi. Si tratta di uno dei brani più importanti per il rapper poiché gli ha permesso di vincere il suo primo contest nazionale. Lo abbiamo intervistato.

Il brano 91 ha un significato profondo e simbolico. Se dovessi descriverlo con una sola parola, quale sarebbe e perché?

La parola che userei per descrivere 91, probabilmente è “lottare”. Non ci si deve fermare oggi, bisogna sempre continuare a lottare. Hai un sogno che desideri realizzare? Allora lotta con tutte le tue forze per poterlo ottenere. Anche in amore, anzi soprattutto in amore, non bisogna mai smettere di lottare per riuscire a ottenere la propria felicità, la propria dimensione.

Si può lottare in tantissimi ambiti, e secondo me il mondo là fuori è pieno di opportunità, bisogna solo volerlo tanto, più degli altri a volte. È ciò di cui parla anche 91, due anime che lottano per poter stare insieme, e della voce protagonista che lotta per poter fare del bene e raggiungere il proprio obiettivo.

Credi nel concetto di destino o pensi che sia sempre e solo una questione di scelte personali?

Io ritengo che ognuno di noi può compiere delle scelte che sicuramente possono influenzare il destino.
Non esiste un solo percorso, altrimenti le vite di tutti sarebbero già scritte. Però ritengo che in base alle nostre scelte, possiamo indirizzarci sul percorso che riteniamo più giusto per noi.

L’universo che abbiamo attorno è vivo, cambia, cresce, si plasma in base alle nostre decisioni ed è mutevole. Poi sicuramente penso che dalle scelte che prendiamo tutti i giorni, se poi ci mettiamo a guardare dall’esterno, possiamo sempre apprendere delle lezioni che la vita vuole insegnarci, per poterci migliorare sempre di più e prendere poi la scelta più giusta il giorno dopo.

L’importante è scegliere sempre ciò che riteniamo più giusto per noi, in maniera consapevole, e poi magari il viaggio farà tutto il resto. È un grande ingranaggio che gira e cambia forma, che viene alimentato dalle scelte che prendiamo ogni giorno. Un giorno sapremo la verità.

Sei partito dal beatbox per poi affermarti anche nel rap. Qual è stata la scintilla che ti ha fatto dire: “Ok, ora voglio scrivere e raccontare attraverso le parole”?

Ho iniziato a fare beatbox quando ero ancora molto piccolo. Un bambino non può sapere di essere portato per un percorso in particolare, però sapevo che in qualche modo la musica facesse parte di me.
La musica è sempre stata la mia più grande valvola di sfogo espressiva.

Mi ha fatto compagnia nei momenti no, nei momenti di rabbia, di tristezza, ma anche di felicità. L’appetito in genere vien mangiando, quindi iniziai con il beatbox 15 anni fa e scoprii che dietro c’era un grandissimo mondo, quello dell’hiphop.

L’hiphop abbraccia la sfera del ballo, del disegno, della produzione musicale, del beatbox, e anche del rap. L’esigenza di questo ambito è sempre quella di ‘rappresentare’ qualcosa, cambia solamente il mezzo con cui lo fai.

Quindi una volta capito questo, ho deciso di fare anche rap, che è strettamente legato alla musica.
Ho scoperto di essere portato nella scrittura, ho sempre letto di tutto fin da bambino. Quindi decisi di voler rappresentare ciò che avevo nella testa anche attraverso le parole che utilizzo, e non solo attraverso il beatbox.

C’è un momento della tua carriera che consideri una svolta, quello in cui hai capito che ce l’avresti fatta?

In ambito beatbox, è stato sicuramente quando sono riuscito a pubblicare un mio video performance, sul canale mondiale del beatbox. Che poi il video è stato visto da J-AX ed è stato lui a dirmi che ero uno dei più forti al mondo.

Mi porto nel cuore tantissime belle esperienze che ho fatto grazie alla mia passione per la musica.
Ho sempre lottato e continuerò sempre a lottare affinché la musica faccia sempre parte di me, è ciò in cui sono consapevole di saper performare, perché è la mia vita.

Poi vorrei aprire anche il discorso ‘avercela fatta’ che mi hai chiesto. ‘Avercela fatta’ è un concetto molto soggettivo, e non credo sia un’oggettività. Ho ascoltato tante interviste di artisti molto affermati che non sentono di avercela fatta, ‘di essere arrivati’, nonostante il grandissimo background musicale in loro possesso ed il grandissimo bagaglio, o percorso che hanno compiuto.

Io non mi pongo mai nella posizione dell’avercela fatta, perché ho ancora tanta strada da fare, che voglio fare, ho ancora tante cose da imparare perché c’è sempre da imparare e continuerò sempre a lottare per raggiungere nuovi obiettivi, per far trionfare la musica.

La scena rap italiana è molto competitiva. Cosa pensi che ti distingua dagli altri artisti?

Ritengo di essere vero, in uno scenario dove si pensa sempre prima ad apparire che a essere. Mi piace addentrarmi in una profondità di scrittura diversa. Sono sempre stato del parere che il talento batte i soldi, e voglio dimostrarlo. La musica mi ha salvato e ora tocca a me salvare la musica.

Con l’evoluzione dei social, la musica è cambiata molto. Secondo te, quanto è importante il digitale per un artista oggi?

Nello scenario in cui ci troviamo, secondo me è impensabile voler fare musica senza social. Questo ti consente sicuramente di arrivare a molte più persone.

Avere un talento e tenerlo nascosto ha senso? Piuttosto ho deciso di mostrare sui social il frutto di tutti i miei allenamenti, e fortunatamente avevo un social per poterlo mostrare.

Secondo me strada facendo ci siamo persi molti artisti che magari non erano figli di una famiglia d’arte, che potevano emergere e potevano lasciare tanto sul mondo. Fortunatamente almeno adesso ci sono i social che consentono la libertà di espressione e la possibilità di dimostrare di essere un artista.

Pagina Instagram Ypsi

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