Del nostro abbraccio ostinato in questa crepa in fondo al mare è il titolo, lungo e doloroso, del nuovo disco degli ZiDima. Band noise/post hardcore attiva da inizio Duemila o giù di lì, realizzano un nuovo disco da sette canzoni in cui l’energia primigenia si accompagna alla voglia di raccontare.
“Il disco è composto da sette canzoni, sette storie, sette personaggi (più uno). Una sorta di piccolo specchio del mondo reale con cui abbiamo finalmente fatto i conti. Un titolo lungo e pretenzioso, che è anche un riferimento diretto al periodo e al modo in cui è nato questo disco. Le canzoni raccontano le inquietudini e le scelte, quasi sempre estreme e liberatorie, di persone con cui siamo entrati in contatto, e portano i loro nomi”.
ZiDima traccia per traccia
Citano Tenco, ma in modo leggermente stravolto, almeno a livello sonoro, gli ZiDima: Vale apre il discorso in maniera inequivocabilmente rumorosa ma anche romantica, per certi versi.
Risonanze inquietanti quelle di Chiara, che prevede l’intervento di Alessandro Andriolo e di un drumming quasi marziale, a introdurre un brano più recitato che cantato, avvolto da pessimismi quasi soffocanti. Poi si esplode tra urla e vibrazioni noise.
Nessun compromesso invece per Emme, che picchia fortissimo dalla prima all’ultima nota del suo minuto e mezzo abbondante. Ha un passo variabile ma piuttosto epico Anna K., con qualcosa dei Marlene Kuntz d’antan che emerge dal cantato.
Inizio a profilo basso per Roby, che inizia a parlare di infezioni e a sobbollire gradualmente. Zita altrettanto viaggia in modo sotterraneo ma si fa più ambigua, con le chitarre che serpeggiano prima di esplodere.
Si chiude con il brano più lungo, Paolo e Rocco, che ha inizio in modo tranquillo e intimo, per parlare di sensi di colpa, di tatuaggi, citando (per nome, e sicuramente non a caso) i Massimo Volume. Finale parossistico e allungato.
Come al solito le canzoni degli ZiDima risultano in un pugno nello stomaco, ma la scelta dei sette ritratti rende più fruibili anche i testi e nel complesso più organica l’opera. Band che viaggia sotto traccia ma che è decisamente degna di attenzione, forse non solo dalla nicchia degli amanti del genere.