Con l’aiuto di numerosi collaboratori e con una copertina che non può non evocare il “Corvo” di Poe, gli Oh Lazarus pubblicano Good Times, una raccolta di sonorità di frontiera, resa particolare dalla voce di Cecilia Merli.
Oh Lazarus traccia per traccia
Si parte da Darling Cora, che disegna un paesaggio molto americano, influenzato da country e blues, con banjo, lap steel e il clarinetto, suonato dalla cantante Cecilia Merli. Atmosfera più baldanzosa e jazzata quella di Good Times, l’originale title track che sembra uscita da una sala da ballo di inizio Novecento, resa soltanto un po’ più isterica dall’hammond.
Ball and Chains esplora territori più vicini al cantautorato, sempre di impronta americana, inoltrandosi in territori che si fanno sempre più oscuri man mano che la canzone procede.
[bandcamp width=100% height=42 album=2806378160 size=small bgcol=ffffff linkcol=0687f5]Si torna ad atmosfere più rilassate con Crow Jane, mentre l’aria si fa tesa in Fangs, che ha una traccia blues piuttosto potente, ma con piccoli istinti psichedelici che si lasciano intravvedere. Single Girl Again prende le movenze della preghiera gospel nell’introduzione, ma poco dopo si inizia a ballare la quadriglia.
Qualche buon assolo su Come on up to the house (per il resto non indimenticabile), mentre Down disegna un panorama più ricco e più profondo, con qualche idea di pop psichedelico a completare il discorso. Sister Kate si rimette a ballare, prima del finale: una versione dell’antico classico St.James Infirmary Blues.
Le idee e i talenti degli Oh Lazarus sono di buon livello, anche se è vitale che non si facciano prendere troppo la mano dal genere di riferimento: la varietà è vitale per una band come questa, perché passata la sorpresa iniziale, rimanga la sostanza.