Massimo Martellotta, “One Man Sessions Volume 3 One Man Orchestra”: la recensione

massimo martellotta

Continua il viaggio in cinque volumi nel progetto solista One Man Sessions di Massimo Martellotta: dopo i sintetizzatori del volume 1 Sintesi e il piano In/Preparato del volume 2 Unprepared Piano, con il terzo volume si cambia di nuovo registro.

One Man Sessions Volume 3 One Man Orchestra è infatti un album orchestrale a tutti gli effetti – concepito con in mente i compositori di musica da flm degli anni ’50, Bernard Hermann su tutti – in cui Martellotta si cimenta nella scrittura per orchestra di stampo retrò, incastonata nel suo mondo con un twist assolutamente personale e attuale.

Ogni strumento è suonato e sovrainciso traccia su traccia in tempo reale, compreso il computer, questa volta valido assistente nella simulazione di alcuni dei timbri usati, inteso come uno strumento vero e proprio in mezzo a quelli reali. Archi sontuosi, timpani scoppiettanti, legni sinuosi trovano spazio dialogando con organetti da salotto e percussioni inventate come la carta da musica stessa, strofinata a tenere il tempo su alcuni dei temi.

Massimo Martellotta traccia per traccia

La partenza del lavoro è con Il cappotto: basta l’incipit per capire come l’aggettivo “orchestrale” sia tutt’altro che fuori luogo per questa composizione breve e scoppiettante.

Molto più posati i toni di Presa di coscienza, in cui l’afflato drammatico è sostenuto soprattutto dagli archi. Fin qui si viaggia per frammenti o poco più: i brani si mantengono tra i due e i tre minuti. Come a voler suggerire, piuttosto che spiegare.

È così anche per Come una favola, leggermente malinconica e con il pianoforte a guidare un discorso tenue e sfumato. Invece Oppio supera i cinque minuti e fa entrare l’ascoltatore in cunicoli ipnotici e malfermi, con qualche piccolo rimbalzo percussivo a indicare strade insicure.

Molta sicurezza, ma anche allarmismo, tra i sentimenti che diffonde Baruffa, molto cinematografica (anche in senso Calibro 35) ma anche ad alto impatto emozionale.

Molto romanticismo e dolcezza arrivano nella Serenata per adulteri, infiocchettata di gentilezze sonore. Tornano le inquietudini con una vibrante Attesa notturna suonata, si direbbe, sotto pelle.

Ci si pone di fronte a una scelta con O l’uno o l’altro, con atmosfere di transizione da film drammatico anni Cinquanta.

Un po’ più ironica e saltellante ecco poi Senza zucchero, con le influenze jazz, ancorché vintage, per la prima volta prendono un netto sopravvento su quelle classiche. Conclusione tutto sommato su toni scuri con Reale immaginario, parzialmente colorata da un feeling da favola noir.

Massimo Martellotta aggiunge pagine e capitoli nuovi a un’opera sempre aperta e in movimento. E ci mette di fronte a un piccolo mondo di sensazioni che, pur attingendo da un arsenale del tutto classico, non sembrano affatto fuori luogo nelle sonorità della musica presente.

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