Suerte è il disco d’esordio di Banadisa, nuovo progetto musicale in cui la cumbia elettronica incontra le rive del fiume Po, dando vita a una sperimentazione sonora che fonde ritmi e atmosfere del Sudamerica con la matrice cantautorale italiana.
 
Parte della crew Istituto italiano di Cumbia nata sotto la guida di Davide Toffolo, Banadisa è il progetto artistico di Diego Franchini, polesano classe 1990, viaggiatore e sperimentatore, che ha debuttato lo scorso giugno con una prima doppia release di brani Riva del Rio e Vita, seguita dal terzo estratto 2121, capitoli che hanno anticipato il suo lavoro discografico d’esordio in uscita per La Tempesta.

Banadisa traccia per traccia

L’ambiente del disco è chiaro fin dalle prime note: lungo la Riva del rio Banadisa lascia asciugare le proprie emozioni, tra percussioni etniche e qualche suggestione alla Iosonouncane.

Ritmi e suoni profondi, elettronici ma antichi, quelli che scalano la Montaña Negra, ricca di mistero e di sensazioni notturne e insidiose.

Un po’ più quotidiana l’atmosfera di 2121, non particolarmente futuribile ma molto descrittiva. Si balla in una corale Trencitas de Oro, che fa contrastare la malinconia di fondo con un movimento ondulatorio (giusto per usare un concetto particolarmente trendy in questi giorni).

La voglia di riprendersi la Vita conduce a una canzone morbida e solare: anche qui la malinconia non scompare del tutto ma si può stemperare in un tramonto di una buona giornata, celebrata con la chitarra acustica e cantando un po’.

Cumbia nella nebbia si aggira con circospezione ma finisce per pestare abbastanza duro sui bassi, offrendo prospettive musicali un po’ più allargate. Torna il cantato inseguendo il Fagiano, brano sostanzialmente drum’n’bass.

Ci sono i canti antichi, la sofferenza ma anche un po’ del Battisti di Anima Latina nel Coro delle mondine di Porporana che sorreggono Popà son tanto stanco.

Abbracci curiosi quelli di Dimmi dov’era – Abbracciato a una nutria, sottile di suoni e agile nel racconto, per questioni di tane e di fuga. Intermezzo sostanzialmente recitato, ecco poi Cumbia del Bendito, fitto di dialoghi e con un po’ di ironia.

Passaggio strumentale acidino quello che si celebra in Campo, con il contributo di Marìa Mange Valencia. Chiusura piuttosto oscura e rituale, quella che danza intorno al fuoco di Mercado.

Un progetto sicuramente singolare, adatto ai tempi, in cui il contemporaneo si fonde a sapori antichi che si mescolano perfettamente. Banadisa/Diego Franchini scala montagne e segue il corso dei fiumi per farci affrontare una giungla sonora e farci sentire esploratori, almeno per la durata del disco. Operazione decisamente riuscita.

Genere musicale: canzone d’autore, cumbia

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