Si articola su dieci tracce Origami, il disco d’esordio da solista per Stefano Monzio Compagnoni, in arte Bell’Ufficiale. Solo con un ukulele e pochi effetti, il cantautore prova a tessere le proprie idee da cantautore spargendole su dieci canzoni autoprodotte. Lo abbiamo intervistato.

Puoi raccontare la tua storia?

Ho iniziato la mia carriera musicale suonando l’ukulele nei “Lucia & i Mietitrebbia” nel 2014. Dopo lo scioglimento del gruppo, circa un anno dopo, io e Mitch (altro membro dei Lucia) fondiamo il duo “Tassan G.” (chitarre armonica e voci)  e iniziamo a esibirci live nella provincia di Bergamo…

Dopo un anno di attività e dopo l’uscita del nostro album autoprodotto dal titolo “Ol Gost”, vista la grande produttività di entrambi, parallelamente al nostro progetto in duo sviluppiamo altri due lavori. Mitch pubblica due ep con il nome d’arte di Al Mitch, io invece metto da parte la chitarra acustica e riprendo in mano il mio vecchio ukulele e con il nome di “Bell’Ufficiale” registro i miei brani più introspettivi dando vita a Origami.

Come nasce l’idea di realizzare un disco intero con l’aiuto quasi esclusivo di un ukulele?

L’ukulele mi ha sempre affascinato per il suo suono così “felice”, perciò ho sempre voluto fare qualcosa da solo, voce e ukulele… poi registrando i pezzi mi sono aiutato anche con un tastierino, ma l’idea di base è sempre stata quella di fare un lavoro semplice e diretto.

Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato nel realizzare il disco, se ci sono state?

Difficoltà vere e proprie non ne ho trovate, anche perché il grosso del lavoro l’ho fatto in una settimana e poi quando ho trovato il tempo di registrare e mixare è venuto tutto molto naturale.

Come nasce “Beautiful”?

Allora Beautiful è nata dall’idea di scrivere una filastrocca per imparare le parti del corpo in inglese, alla fine è uscita una specie di ninna nanna però mi sta bene così anzi la preferisco a come era nata in precedenza. Poi c’è da dire che tutte le canzoni dell’album sono tratte dagli ultimi tre anni della mia vita cioè da quando ho conosciuto la mia musa, ho la fortuna di avere una bellissima compagna e “Beautiful” non può che essere dedicata a lei.

Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimi di più in questo momento e perché?

Be’… negli ultimi anni i miei gusti sono cambiati parecchio, ultimamente ascolto cantautori come Benvegnù, Giardini, Bobo Rondelli, Donà, che indipendenti in realtà non sono… ma comunque mi hanno aiutato molto in fase compositiva (ovviamente a loro insaputa).

Puoi indicare tre brani, italiani o stranieri, che ti hanno influenzato particolarmente?

Tre canzoni sono un po’ riduttive però direi sicuramente Madame sitrì (Bobo Rondelli), Elephant (Damien Rice), Saldati (Dente).

Bell’Ufficiale traccia per traccia

Bell'ufficialeDopo un’introduzione piuttosto articolata, ecco My Home, semplice composizione voce e ukulele con un giro insistente. Si passa all’italiano con La Promessa, che però conserva linee semplici e il cling-clang di base. Beautiful torna all’inglese e colora con qualche effetto lo sfondo della canzone, che finisce per essere quasi una filastrocca amorosa.

Sorgente d’amore rinnovabile si dedica a un pezzo tra l’oscuro e lo scintillante. Change me si affida a idee soffici, mentre la title track Origami recupera il gusto un po’ infantile per la ripetizione, che è fra le caratteristiche precipue del disco.

Giallo prova a cambiare in parte l’atmosfera, arricchendo il background e provvedendo a qualche stop and go. Le luci della galleria si fa spedita e improvvisamente animata, pur con un po’ di malinconia di fondo. Il Delfino e la Balena è un recitato con sottofondo elettronico curiosamente aggressivo. Il disco si chiude con The Song Until you Die, che si allunga fino quasi a piccola suite, con intenti di fondo psichedelici.

Il discorso ukulele è stimolante e un po’ limitante a un tempo. Il lavoro di Stefano Monzio Compagnoni/Bell’Ufficiale risulta sincero e autentico, ma sarebbe anche più vivo con una proposta sonora più completa, magari con un miglior lavoro di mix. Nel complesso però l’album suona convincente.

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