Il progetto Big Niente nasce a Roma nel 2020 dalla voglia in solitaria di Alessio Rinci di esplorare e mischiare l’alternative (shoegaze, dream pop) a sonorità elettroniche (lo-fi, electro pop) in chiave intima e malinconica.
Scritto e arrangiato completamente tra le mura domestiche, tra marzo e giugno 2020, l’omonimo album d’esordio appare quasi come un concept sulla nostalgia del passato e la sensazione d’impotenza davanti all’inevitabile scorrere del tempo, sulla perdita ma anche sulla bellezza delle emozioni, con atmosfere eteree e oniriche e con testi in italiano spesso semplici e concisi ma con una vena poetica profonda e riflessiva.
Big Niente traccia per traccia
Con uno spleen di fondo nel cantato piuttosto forte, Strade (già presentata come singolo) apre il disco, forte di un basso e di sonorità che sanno di rock anni Novanta.
Battiti determinati e sensazione di smarrimento progressivo quelle che si sviluppano all’interno di Luce nera, che ha punte quasi hardcore nascoste nel tessuto del brano.
E se il tempo è matematica, come dice il brano precedente, con DeLorean si prova a invertirne le equazioni, con l’ausilio di bassi cadenzati e di qualche immagine del passato.
Sensazioni che si aprono a ventaglio su Betelgeuse, il brano più lungo del disco, ancora all’inseguimento di momenti svaniti nel tempo. I battiti si scompongono nel lungo finale di brano.
Disappear parla di sparizioni e di pioggia fortissima, di inferno e di credenze, tutto appoggiato su grandi nuvole sonore eteree che si muovono con cautela.
Sensi di colpa e ritmi che si accendono, a freddo, con Zero Kelvin, forte di sonorità dinamiche che sanno di post rock internazionale.
Con una serie di dediche e un ritmo che torna a rallentare, Nocturna chiude il disco, usando suoni felpati e ragionati.
Qui sotto a proposito del genere musicale di questo disco scriveremo “itpop”, ma è una voce che va spiegata. E’ ovvio che quello che fa Big Niente non è proprio l’itpop che fa Mobrici, per dire. Ma le tematiche, la nostalgia, l’uso delle sonorità vintage, la tristezza del cantato di Big Niente fanno pensare a quell’universo di riferimento.
Tuttavia la ricerca sonora e la costruzione di brani sì fruibili (e quindi pop) ma con propaggini sperimentali e viaggi lucidi in universi sonori diversi rendono il lavoro notevole per molti punti di vista. Insomma sarebbe bello che anche itpop fosse un genere “neutro” e non un’etichetta negativa per principio. Anche perché qui di negativo non c’è proprio niente. Anzi Big Niente.
Genere musicale: itpop, new wave
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