Esce domani 8 marzo Garagara Yagi, il nuovo disco de Le Capre a Sonagli. Con la produzione di Tommaso Colliva, il nuovo disco della band bergamasca esplora territori sonori anche più energici del passato, ma sempre con un tocco (o molti tocchi) di fantasia.
Capre a Sonagli traccia per traccia
Si parte con alcune asserzioni di critica musicale piuttosto precisa (“fanculo a trap, rap e hip hop”) in una particolarmente voluminosa Dancehall. E’ evidente il cambio sonoro rispetto al passato: è vero che pezzi rumorosi ce n’erano, ma qui si assiste a una sorta di svolta di potenza, con ritmo dance annesso.
Ecco un pezzo che ricollega con i lavori precedenti: è Elettricista, ironica, ubriaca e già presentata come singolo. La surrealtà del testo è accompagnata da un giro acustico piuttosto alt-pop, sbarellato presto dalle dissonanze.
A proposito di roba alcolica, ecco Cocktail, situazione piuttosto impazzita e sempre borderline dance, ma con spazi di libertà sempre molto ampi.
Nora abbassa leggermente i toni ma c’è qualcosa di incombente che si muove sotto: scene apparentemente quotidiane (ma piuttosto horror, come si capirà) vivono di contrasti, con fitte trame di archi e coretti a supporto.
Apertura leggermente folle per Spacciatore, che poi segue derive electrorock, acida a modo suo, con apparizioni demoniache, ora un po’ più asettiche rispetto ai tempi de Il Fauno.
Si prosegue con i mestieri ricchi di simpatia grazie a Becchino, colorata dall’armonica a bocca e da altri coretti, stavolta un po’ easy listening.
Codice bianco è molto incisiva e confina con lo stoner, parlando di infermieri e spine nel piede. Si chiude con Paracanudista, che si basa su un giretto aspro e che si apre poi a ventaglio.
Surreali e stralunate come sempre, le Capre a Sonagli tornano in modo più martellante e si direbbe più ordinato, con un disco che prosegue le linee tracciate due anni fa da Cannibale ma che estremizza alcuni concetti, cambiando i panorami sonori. Sempre con moltissima originalità.