In occasione del trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, il giornalista e bassista Davide Sciacchitano ha pubblicato Nebbiosa. Suite distopica che ha per tema l’obsolescenza programmata dell’uomo, comprende undici brani caratterizzati da un paesaggio sonoro ispirato a una sceneggiatura sulla Milano violenta degli anni ’50 di un film mai realizzato da Pasolini. Sciacchitano è stato affiancato da alcuni tra i più interessanti musicisti italiani: Mirko Cisilino, Michela Grena, Deison, Shaded Explorer e molti altri.

Ci vuoi spiegare chi è Davide Schiacchitano?

Cosa non facile… lo scopro ogni giorno: sono stato un bambino attratto dal mondo del giornalismo e da come i media influenzano i comportamenti e la cultura. Mi sono occupato di cronaca per anni e ne sono uscito deluso, ho mollato tutto. Scrivendo volevo per primo affinare il mio sguardo sul mondo che mi circonda e contribuire alla causa della consapevolezza.

Oggi mi occupo felicemente di educazione ai media e ho la possibilità di incontrare migliaia di ragazzi. Avevo la loro età, 13 anni, quando sentii il richiamo del basso elettrico, altro strumento di verità, dopo la penna: mi chiudevo in camera e ascoltavo soltanto certe frequenze. Dopo aver suonato con diverse formazioni in Friuli e conosciuto amici musicisti con sensibilità particolari e tante cose da dire, ho deciso che volevo realizzare un’opera con un’ambientazione sonora ben precisa, cupa e di confine.

E il confine doveva essere l’uomo. Mi sono sempre chiesto cosa c’è prima e dopo l’uomo? Cosa succede quando finisce l’umanità? La risposta è ogni giorno sotto gli occhi di chiunque abbia voglia di guardare oltre il proprio piccolo orizzonte. È nata così Nebbiosa. Migliaia di ore notturne passate a dare un senso a tutto.

Un album che nasce da un film abortito di Pasolini. Su quali basi concettuali poggia “Nebbiosa”?

Per le ambientazioni, in particolare, mi sono ispirato a Pasolini e alla sua sceneggiatura La Nebbiosa, una Milano cyberpunk che ha molto in comune con la Los Angeles di Blade Runner. Non ebbe fortuna quel manoscritto del poeta, che appunto non divenne mai film. E Nebbiosa nasce certamente da una mancanza: ho sognato di aver lasciato mio figlio in un freddo contenitore d’ospedale.

Preso carta e penna, imbracciato il basso, ho voluto mettere al mondo (ma un mondo parallelo) una ragazza, una trovatella di nome Nebbiosa, che si muove in una dimensione distopica, vivendo nella città circolare di Tr3SeiZer0, chiusa da mura-schermi che impediscono a chiunque di entrare e uscire. In questa città-laboratorio si sta per sperimentare l’utopia: l’introduzione dell’intelligenza artificiale.

E cittadini intorpiditi da una vita senza orizzonte a causa del video-wall, in seguito all’emanazione dell’ordinanza del Profondosonno, vengono convinti ad assumere dosi letali di cianuro. Ricordate Berlino? Ricordate il massacro di Jonestown? Sembra fantascienza, ma in realtà è già accaduto. L’idea è quella della presa di coscienza: una ragazza di sedici anni deve capire se stessa e conoscere la propria storia per potersi salvare da questo incubo.    

In che modo si collegano la storia del disco e quella della caduta del Muro di Berlino?

Anche in Nebbiosa c’ è una popolazione che vive una limitazione della propria libertà perché qualcuno vuole “proteggerla” da ciò che c’è fuori. E’ un disegno folle che oggi attrae più che mai: il presidente del Friuli Venezia Giulia ha annunciato di voler bloccare i migranti della rotta balcanica con un muro al confine con la Slovenia. Non è cambiato nulla, è psicopolitica.

Allo stesso tempo non sappiamo più cosa significhi “libertà”: viviamo costretti dai social alla completa nudità, obbligati a essere liberi in una dittatura che non si vede ma c’è. Come topi da laboratorio, gli abitanti di Tr3SeiZer0 vivono nudi e circondati da schermi. Da bambino seguivo in diretta tv la caduta del Muro, fu emozionante. Quelle immagini così potenti mi hanno sempre accompagnato, dunque è venuto spontaneo rielaborare quel ricordo e trasformarlo in paesaggio sonoro. 

Vuoi spendere qualche parola a proposito dei numerosi musicisti che hai coinvolto nel progetto?

Grazie per darmene la possibilità: Nebbiosa non esisterebbe senza il cuore e la competenza di chi mi è stato vicino e ha dato forma e voce a questo lavoro. La terra in cui vivo, il Friuli, è ricca di talenti musicali, che con fortuna sono riuscito a raccogliere attorno a questo progetto, amici musicisti, anche professionisti, che mi hanno dato fiducia. E chissà poi perché…

In fondo io non so suonare, lo ammetto, ho soltanto cercato l’inconsueto. Non citerò nessuno perché dovrei citarli tutti, dico solo che la musica è stata un pretesto per costruire un sentimento di amicizia. Ognuno di loro è impegnato in super progetti dal dub al jazz, dal cantautorato all’elettronica, che consiglio a tutti di seguire. Nebbiosa è anche l’immagine di copertina, grazie a chi ha saputo dare un volto a questa ragazza delicata e combattiva.       

Quali saranno i tuoi passi successivi?

Sto cercando di organizzare una presentazione live, mi immagino uno spettacolo di musica, luci e danza in cui il pubblico è parte della storia narrata. E’ una sfida molto grossa, sarà bello poter trasformare questo disco in qualcosa di ulteriore, liberare la musica dai confini posti dall’immutabilità della registrazione. 

Davide Sciacchitano traccia per traccia

Un recitato che introduce alla storia e poi una certa libertà di suoni per New World Ouverture, incipit che richiama Huxley ma che soprattutto si appoggia su sonorità prima jazzate e moderate e poi, in finale di brano, decisamente più aggressive.

Ninna Nanna scivola fluida, cantata con voce femminile, ma ricca di echi evocativi. Si prosegue con Adolescenti obsolescenti, con la voce di Michela Grena ancora protagonista, insieme a un vivido groove di basso, per un pezzo nervoso.

Quasi solo emozioni notturne quelle contenute ne Le tue mani addosso, quasi solo voce e bassi.

Si costruisce un po’ per volta Algoritmo della paura, che presto però vede la crescita di un ritmo electro accelerato.

Tr3SeiZer0 ha vocalità distribuite su due livelli, su uno scheletro ritmico essenziale ma regolare.

Ci si inoltra in sotterranei molto ambigui con Specchio Specchio, che sa di favole nere e di drum’n’bass.

E ancora più giù si può scendere: Profondo sonno si inabissa fra nuvole sonore morbide, che si dissipano quando arriva il cantato.

Si torna alla voce maschile, quella profonda di Fabiano Fantini, per il recitato di Padre Nostro, pezzo ponte ma anche ritmica blues che va a crescere.

Cita Battiato e poi si fa marziale Para Bellum, che arriva alla parte più ripida della narrazione, con i Beatles di Tomorrow Never Knows citati in corsa.

Il finale è un Glory Hole che esce dalle categorie del porno per entrare in quelle dell’Apocalisse, alimentata qui dal sax, dalla chitarra acustica, dall’elettronica e dal pianoforte.

Mescolando in modo sapiente sensazioni che arrivano da lontano (jazz, blues) con idee più elettroniche e recenti, Davide Sciacchitano costruisce la propria distopia modulando bene le collaborazioni e ottenendo un quadro molto completo (e inquietante).

Genere: elettronica, drum’n’bass

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