I FIB sono un duo strumentale di Reggio Emilia dedito soprattutto a un funk contaminato con colori jazz, rock, post rock e altro ancora. Dopo un primo disco nel 2016, Percorsi, hanno pubblicato Over. Li abbiamo intervistati.
Quali sono i valori fondanti dei FIB?
Per sommi capi sono: il funk (nostra passione primaria), la sperimentazione (nostra passione secondaria), la coerenza (sia musicale che personale)
Come siete arrivati all’ultimo disco, Over?
Sperimentando su suoni e groove tropicali cercando il più possibile originalità e personalità. Non mancano però momenti in cui le chitarre prendono il sopravvento. Rispetto a “Percorsi”, nostro primo lavoro, ci siamo concentrati sulla cura dei suoni dando ai sintetizzatori più spazio rispetto al passato.
Nel disco ci sono molte sensazioni tropicali…
Penso che sia normale “tracimare” nel tropicale dopo aver preparato Over in una sala prove sotterranea. In questo cubo di cemento ha prevalso nei brani la voglia di evadere ed i colori sono usciti alla scoperta.
Avete numerose influenze internazionali. Mi fate tre nomi di artisti italiani che vi piacciono?
Deproducers, Area, Pino Daniele (fine Settanta/primi Ottanta)
Quali saranno i vostri prossimi passi?
In progetto abbiamo già vari pezzi su cui stiamo lavorando. La curiosità di vedere che direzione prenderanno i nuovi brani è tanta. Sicuramente imboccheremo la strada meno battuta…. A breve prepareremo una diretta live per le persone che seguono il gruppo.
FIB traccia per traccia
Si parte da Aritmie, un pezzo di ambito jazz ma con qualche variabile di carattere tropicale e un’atmosfera complessiva leggera, anche se i cambiamenti sono presenti lungo tutto il percorso.
Inizio molto altisonante quello di Organo vitale, che poi abbassa leggermente i toni, accoglie un flauto, e infine si trasforma in un altro episodio di fiesta.
Un po’ più circospetta F.O.G., con un ricco background percussivo. Molto mobile e dinamica anche Malcom, in cui ai sapori tropicali si affianca l’acido delle tastiere.
Si funkeggia parecchio quando arriva Fantasia, che si immerge in dettagli sonori piuttosto articolati.
Dopo un’introduzione con una voce automatica, si parte con Mozambauri, altro viaggio in una giungla di colori, suoni e piccole luci.
Getta la maschera Carnival du Salvador, anche se l’atmosfera non è poi così festosa come ci si potrebbe aspettare.
Echi lontani e ritmiche in crescita quelle che contrassegnano Come una goccia d’acqua, brano costruito sulla base di piccoli elementi in divenire.
Viaggia un po’ a loop Cornovaglia, che ha qualche pennellata sintetica. Jet Key si fa vibrante e pulsa di drumming e di elettricità. Intro/Testa dura lavora molto sui bassi, almeno fino a esiti quasi disco nell’ultima parte del brano.
Pianoforte e macchina per scrivere costruiscono la breve e intensa Quello che non ti ho mai scritto, che poi si reimmerge in sensazioni più colorate.
Lavoro molto certosino ma anche di grande soddisfazione quello dei FIB, che si lasciano andare in un disco sfaccettato e ricco di spunti.