Galeffi torna a farsi sentire con il suo nuovo album Belvedere (Capitol Records/Universal Music Italy), disponibile anche in edizione limitata e autografata in vinile. 

Lasciandosi alle spalle alcune sfaccettature del suo passato e reagendo agli eventi che lo hanno segnato negli ultimi anni, Galeffi mette al centro di tutto la musica, con la sola voglia di non restare intrappolato in definizioni che non sente più sue. L’autorialità pop, con influenze legate alla canzone d’autore italiana ma anche alla chanson francese – di cui si è enormemente cibato negli ultimi due anni passati lontani dalla scena -, è ciò che contraddistingue la scrittura e, più in generale, l’approccio odierno di Galeffi alla sua musica.  

In Belvedere Galeffi collabora con diversi produttori (Iacopo “BRAIL” Sinigaglia, Tommaso Colliva, Fabio Grande, Mamakass, Alessandro Forte e Matteo Cantagalli, fratello dell’artista all’esordio nelle vesti di producer) e con amici autori (come Leo Pari e Zibba)

A questa nuova fase musicale dell’artista non è mancata nemmeno la complicità di musicisti di spessore: Enrico Gabrielli e Massimo Martellotta (Calibro 35), Carmelo Patti, Robbo Scogna, Filippo Cornaglia (Niccolò Fabi, Andrea Laszlo De Simone), Francesco Aprili (Giorgio Poi), Sebastiano Burgio (Mannarino, Davide Shorty, Aine, Massimo Ranieri), Danilo Bigioni (Flaminio Maphia, Neffa, Diodato, Morricone). 

Belvedere è un album che è nato dalle polveri della pandemia e dalla fine di una storia d’amore. Ho vissuto la scrittura di questo disco come fosse un nuovo esordio, la mia quotidianità è cambiata totalmente negli ultimi due anni, così come me. Belvedere è un invito a cogliere il bello che c’è nelle cose intorno a noi, un invito ad allenare il bene, a evadere, a guardare il panorama che siamo noi e che sono gli altri. Era ed è un messaggio di speranza anche per me, che spesso mi concentro sulle cose che mi mancano e mi perdo. É il mio disco più lungo, perché il silenzio e il dolore collettivo e personale degli ultimi due anni aveva bisogno di uscire il più possibile. Dodici canzoni, dodici mondi diversi, come fosse una canzone per ogni mese dell’anno.

Galeffi traccia per traccia

Il punto di partenza dell’album è Un Sogno, canzone danzante ed estremamente melodiosa, che incomincia dal pianoforte e poi si allarga piano piano, abbracciando e regalando pensieri morbidi. Pugni e ultimi baci, desideri e oblio, con quel po’ di cremoninesco che Galeffi ha sempre avuto nel modo di cantare.

Desideri e nostalgia anche in Dolcevita, su sonorità decisamente vintage, con quei riferimenti anni ’80 che si incominciano a non sentire più in giro. Ma la voce del cantautore sta bene in questo contesto un po’ colorato e un po’ malinconico.

La dolcezza, comunque, non è terminata: Asteroide decolla piano, tra l’evocazione del Piccolo Principe e un walzer da ballare tra le stelle. Un po’ più mossa e vitale Leggermente, che cita Battiato ma poi fa un giro del mondo di speranze e progetti.

Lacrime al sugo e altre immagini di questo tipo popolano In questa casa, altra raccolta di tristezze quotidiane post rottura. “L’amore è un paracadute che non si apre mai”: il cantautore si colpevolizza per le cose successe e non successe e affronta il vuoto con rimpianto e melodia.

Un po’ più esotici i panorami raccontati da San Francisco, tra onde che arrivano e notti d’estate, con una notevole linea di basso. “Te la ricordi la felicità?”: forse la si trova all’interno del Cinema Fantasia, che apre apposta per regalare un’altra manciata di ricordi a cuore aperto.

Accenni di tango (che in realtà è una sorta di colpo in canna che gira per tutto il disco) in Divano Nostalgia: piange il pianoforte, e non solo lui, si direbbe. Tua sorella presenta il lato Tinder post rottura, con conoscenze occasionali e superficiali, con Galeffi che indossa i panni del viveur menefreghista.

Si torna a toni molto più tranquilli e notturni con Appassire, che racconta dell’amore come un ricordo che non si dimentica e della felicità come obiettivo del tutto irraggiungibile.

Gira il piano sulle note di Due Girasoli, classica nell’impostazione, con ingressi degli archi in un altro ballo avvolgente e struggente. Frigge il vinile per la canzone di chiusura, Malinconia Mon Amour, che decolla piano piano, sempre all’inseguimento di “ricordi e demoni”.

Dal punto di vista sonoro, Galeffi in questo nuovo disco diversifica il proprio range, anche appoggiandosi al roster notevole di collaboratori già elencato. Dal punto di vista della scrittura, per certi versi è come se si fosse sempre preparato a un disco di questo tipo, cuore spezzato e tutto.

Perché è quasi naturale per la sua voce, la sua penna e il suo stile occuparsi in pieno di un disastro d’amore, che è esattamente quello che fa in questo album, sicuramente molto riuscito in ogni dettaglio.

Genere musicale: itpop

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