Goa Boa Festival 2018: Caparezza, le anime, la pioggia e il delirio

Caparezza @ Goa Boa Festival 2018

Testo e foto di Chiara Orsetti

Genova, Arena del Mare, Goa Boa Festival giorno 2. Tira più un riccio di Caparezza che un carro di buoi è la sintesi estrema di questa serata, che vede l’artista pugliese come artista di punta e che è riuscito a riempire in modo impressionante lo spazio dedicato ai concerti estivi del Porto Antico. Già dalle 19.30 il pubblico è saldamente ancorato alle transenne, nonostante la pioggia incombente e l’afa che spezza le gambe.

Voina @ Goa Boa Festival 2018
Voina @ Goa Boa Festival 2018

Aiutano, decisamente, a far scorrere il tempo i Voina, band di Lanciano che si è fatta conoscere con l’album Noi non siamo infinito, che li ha portati a essere dichiarati Migliore Band Emergente del 2016. Sul palco del Goa Boa hanno il compito di aprire la serata, e lo fanno emozionati ed emozionando il pubblico: sulle note di Ossa, il loro singolo più virale, Ivo commosso e i suoi a suonare come se dovesse crollare il palco.

Breve pausa, e sul palco del Red Bull Tour Bus, in direzione opposta a quello principale, c’è Martin Basile, rapper genovese di ventidue anni.

Cambio palco rapidissimo, è la volta di Mudimbi: ex meccanico che ha deciso di regalarsi l’opportunità di provare a vivere di musica. E ha fatto bene. Incontenibile, rappa e balla senza sosta, da Risatatà a Tachicardia, fino ad arrivare a Il mago, brano in gara all’ultimo Sanremo. Il momento più alto della performance è stato senza dubbio

Mudimbi @ Goa Boa Festival 2018
Mudimbi @ Goa Boa Festival 2018

il travestimento da scimmia, con tanto di banana gigante gonfiabile, con cui Michel si è presentato sul palco in chiusura all’omonima canzone. Si balla, qualcuno canta a squarciagola, mentre il cielo si fa sempre più scuro.

Il pubblico è sempre più accalcato, le prime file non mollano la posizione guadagnata nemmeno per bere, mentre chi è arrivato da poco è in difficoltà: il palco da lontano è poco visibile, gli schermi non sono grandi abbastanza, e la piazza è gremita fino all’area ristoro.

Sempre sul secondo palco, durante l’attesa di Caparezza, si esibiscono i Banana Joe, anche loro di Genova, che hanno da poco fatto uscire il singolo Neve, brano in chiave rock che fa venir voglia di continuare ad ascoltare quello che questi ragazzi hanno da raccontare.

Caparezza @ Goa Boa Festival 2018
Caparezza @ Goa Boa Festival 2018

21.30 puntuali, è l’ora della star di punta di questa serata, e forse dell’intero Festival, a giudicare dalla folla. Palco gremito di ballerini, con tute di lattice anti radiazioni nucleari, e si comincia con L’infinto. Tra luci, effetti, fuoco e fumo, appare Caparezza, inizia a cantare ed è il delirio tra il pubblico. Si prosegue con Prisoner 709 e Argenti Vive, un dialogo immaginario tra Filippo Argenti e Dante, entrambi sul palco con tanto di cane a tre teste e Divina Commedia.

Lo spettacolo portato in scena è estremamente curato, nessun elemento sul palco è lasciato al caso. Le prime canzoni continuano a susseguirsi sulla scia della sensazione di prigionia, di reclusione, resa perfettamente dalla scenografia oltre che dai testi magistralmente scritti e interpretati dal cantante. Brani contenuti nel nuovo disco mescolati a vecchi successi, con picchi di entusiasmo dei fan su grandi hit come Vengo dalla Luna, e la festa continua con una ritrovata sensazione di assenza di oppressione, con colori e luci che portano fino a Goodbye Malinconia.

Non si riesce, purtroppo, a dire goodbye anche alla pioggia, che batte insistente sulle teste per quasi tutta la durata del concerto, ma senza scalfire la voglia di ballare e cantare di chi della vita non ha capito un cazzo. Ed è letteralmente delirio sulle note di Vieni a ballare in Puglia e Non me lo posso permettere, fino ad arrivare all’ultima hit in ordine cronologico, Ti fa stare bene. Qualche istante di pausa, la pioggia smette di tormentare il pubblico, ed ecco tornare sul palco tutto il gruppo che accompagna Caparezza in questa avventura caleidoscopica: tra i brani eseguiti spicca senza dubbio il primo singolo di successo Fuori dal tunnel, contenuto nel fortunato album Verità supposte del 2003 che ha portato alla fama nazionale l’artista pugliese. Grandi emozioni anche durante l’introduzione di uno degli ultimi pezzi eseguiti, Mica Van Gogh, un inno alla libertà concepita come assenza di confini e limiti, e spesso confusa per pazzia.

Il traffico di anime e di macchine che guadagnano l’uscita scorre lento, spiace solo non aver potuto godere pienamente dello spettacolo andato in scena sul palco se non dalle prime file. E, se è vero che le canzoni di Caparezza non avrebbero bisogno di sovrastrutture, poter apprezzare il lavoro di ballerini, scenografi e costumisti sarebbe stato un valore aggiunto.

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